Nella sola Capitale si sono fermate tutte le aule in cui si celebravano processi penali monocratici e analogo andamento si è avuto nelle principali sedi giudiziarie e nei piccoli tribunali, salvo nelle sedi in cui i capi degli uffici (già intervenuti sul Ministro per perorare una loro stabilizzazione) hanno preferito sostituirli coi magistrati di carriera per limitare i disagi degli utenti. Bloccate anche migliaia di udienze civili in tutta Italia.
Sono circa 5.000 questi precari della giustizia che rivendicano diritti minimi, riconosciuti dalla Costituzione a tutti i magistrati, senza distinzioni di funzioni: indipendenza, anche economica, inamovibilità e adeguate tutele retributive e previdenziali, che li salvaguardino anche in caso di gravidanza o malattia.
Il Consiglio di Stato, in risposta a un quesito formulato dal Ministro Orlando, ha ricordato come l’attuale inquadramento precario esponga lo Stato italiano ad azioni di risarcimento danni da parte dei magistrati onorari e ha ritenuto che la loro stabilizzazione non possa avvenire con un semplice decreto delegato del Governo, in quanto la delega parlamentare approvata lo scorso anno – e ormai prossima alla scadenza (la Legge 57/2016) – consente solo di mantenerli in servizi per altri sedici anni, senza stanziare alcun finanziamento per adeguare il trattamento retributivo e previdenziale ai principi stabiliti in sede europea.
Lo sciopero in atto intende appunto sollecitare un’iniziativa legislativa (decreto-legge del Governo o emendamento ad altra legge di prossima approvazione) che consenta all’Italia di adeguarsi alle decisioni europee: il Consiglio d’Europa ha infatti stabilito che i magistrati onorari italiani sono discriminati oltre ogni ragionevolezza rispetto ai lavoratori con analoghe funzione e ad analoghe conclusioni è giunta la Commissione europea, concludendo la procedura PILOT preliminare all’apertura della pratica di infrazione contro l’Italia per violazione della direttiva europea sul lavoro a tempo determinato.
La soluzione proposta dalla categoria, già sperimentata negli anni 70 per i magistrati onorari delle preture, è stata ritenuta percorribile dal Consiglio di Stato: mantenimento dei magistrati onorari nell’esercizio dell’incarico, non oltre l’età pensionabile e a tempo pieno, con conseguente dispensa dallo svolgimento di altre attività lavorative e correlato adeguamento retributivo, sino all’esaurimento dell’arretrato giudiziario e alla abbreviazione della durata dei processi entro i termini ragionevoli stabiliti dalla normativa europea.