Lo schema di decreto attuativo approvato in via preliminare dal CDM del 5 maggio 2017 appalesa il manifesto della politica sulla giustizia di questo governo, alla cui efficienza ostala riduzione dell’apporto della magistratura onoraria, e della politica sul lavoro, che suggerisce ai magistrati onorari di sentirsi “onorati” di essere “onerati” senza diritti.
La magistratura associata, che ha perso una buona occasione per stringere un’intesa con chi ha collaborato al suo fianco per anni, dovrà inevitabilmente provvedere da sé agli oneri e compiti relativi ad una funzione che, nel suo caso, è ampiamente compensata.
Il cittadino chiederà giustizia dei disservizi, ma la chiederanno anche i 5000 magistrati onorari, prima sfruttati e poi lasciati al loro destino senza alcun preavviso e in totale violazione delle direttive europee sul lavoro, la chiederanno al giudice europeo, la chiederanno agli organi europei, perché la fiducia nella giustizia di matrice italiana ormai è venuta meno.
Il cittadino deve sapere che quando si troverà di fronte un giudice onorario a cui chiedere una pronuncia di giustizia, avrà di fronte un lavoratore precario, assunto con sistemi di caporalato di Stato, privo di quella serenità di giudizio e di imparzialità che dovrebbe essere propria della funzione esercitata, ma che evidentemente non è interesse di questo governo garantire.
Vi è da porsi una domanda a questo punto. Se con tanta disinvolturasi afferma di potere chiedere a 5000 magistrati onorari di svolgere funzioni di giudicanti e requirentiper 800,00 Euro al mese, con rottamazione netta dopo 16 anni, cosa accadrà agli impiegati e agli operai di questo paese?
E’ forse questo il modello di politica sul lavoro che il più grande partito di sinistra propone agli italiani?
La parola, anzi, i fatti spettano al Ministro ora, a cui ricordiamo quanto scritto il 12 aprile scorso: “In sostanza, seguiremo la strada stretta che ha offerto il Consiglio di Stato, nel frattempo eserciteremo la delega.”
Le scriventi associazioni hanno offerto una proposta concreta per adeguare la via stretta della legge del 1974 alla situazione attuale, che modifichi una legge delega che rottama la giurisdizione, ora chiedono al Ministro di rispettare gli impegni formulati davanti al parlamento, perché, diversamente, sarà inevitabile che la delusione e la rabbiadi questa categoria perseguitata negli“oneri” e abbandonata dagli “onori” si traducano in fortie concrete reazioni dei magistrati onorari, volte a dimostrare una volta per tutte la propria essenzialità, nei fatti e non più nelle parole.
A tal fine segnaliamo la proclamata astensione di un mese delle associazioni dei giudici di pace, a cui segue solidarietà di quelle degli onorari di tribunale, e seguiranno prossime nuove iniziative di protesta tese ad adeguare la inutile produttività della categoria al nuovo schema scelto dal governo, non escludendo l’estrema ratio di uno sciopero della fame con tutte le sue conseguenze.