Bici in calo. Grazie ad amministratori ottusi e culturalmente venduti al petrolio

Sembra che le biciclette siano in calo: meno produzione, meno vendite, meno import ed export. Così ci fanno sapere i dati di Confindustria. Che, nel contempo, ci fanno sapere che crescono invece i dati delle biciclette ibride, con vendite addirittura a +121,3%. Le ibride sono quelle che fanno credere di andare in bici, ma sono sostanzialmente dei motorini lenti (un po’ meno dei vecchi ciclomotori, ormai archeologia industriale e consumeristica), quasi sempre elettriche, chiamate anche E-bike. Questo per dire che, se questi ibridi sono interessanti per la mobilià urbana (traffico ed inquinamento praticamente abbattuti), sono comunque un’altra cosa rispetto alla bicicletta; una sorta di moderno velosolex, il bicimotore francese in voga alcuni anni fa. Le odierne bici ibride ce le troviamo sfreccianti sulle piste ciclabili (dove ci sono), con non pochi problemi per chi invece pedala, vista la differenza di approccio tecnico/meccanico che l’utente ha con un mezzo che, pur se a due ruote e simile al velocipede, di fatto non è una bicicletta: diversa governabilita’, diverse priorita’ nella mobilita’ e, di conseguenza, diversa arroganza nei rapporti con gli altri attori della mobilità non-pedonale. Perchè una cosa è la bicicletta che si muove grazie ai propri muscoli, stabilendo un rapporto armonico col proprio corpo in un momento di sforzo fisico, altro e’ un ibrido che non è un tutt’uno con il conduttore come accade per una motocicletta o uno scooter, ma che -vista la frenesia e necessità di velocità nella mobilità urbana- raccoglie solo gli aspetti negativi della bici e della moto: cioè fa credere al conduttore di usare una bici coi vantaggi della moto; con conseguenze nefaste: per i ciclisti e le piste ciclabili, di avere simil-motorini che le occupano come se fossero bici; per i motociclisti e le strade urbane, di avere bici che le occupano come se fossero moto. Al tutto, si aggiunga che per condurre una bici ibrida, non è necessario avere una patente di guida.
Perchè questo accade e perchè la situazione -confermata dai dati di Confindustria- non può che continuare ad essere in crescita per questi ibridi? Perchè le politiche amministrative per la realizzazione di piste e città ciclabili sono al lumicino. Mentre in larga parte delle più importati città del mondo si investe sulla mobilità ciclabile, nel nostro Paese siamo ancora (con alcune eccezioni, ma poche poche) agli annunci da campagna elettorale o alla promozione di iniziative basate essenzialmente sull’uso ludico della bicicletta, ma non come mezzo di trasporto alternativo. Certo, siamo contenti che un settore industriale -quello delle bici ibride- sia in espansione visto che è a bassissimo impatto ambientale, ma non ci interessa nell’ambito della vivibilità delle città e del rapporto degli umani con il proprio esercizio fisico. Le E-bike, sono un’altra cosa. Meglio esser chiari!!

Vincenzo Donvito, presidente Aduc