Il Festival di Poesia di Milano applaude i poeti per i diritti umani

di Alfred Breitman

A chi pensa che la poesia stia attraversando una fase di crisi e non sia più in grado di suscitare passione ed entusiasmo nel pubblico risponde il Festival Internazionale di Poesia di Milano con uno dei suoi eventi di punta quando gli autori Roberto Malini, Steed Gamero e Daniela Malini hanno interpretato i loro versi nella Sala delle Culture del MUDEC di via Tortona, con il commento al violino del maestro Giampaolo Verga. Presentati dal direttore artistico del Festival Milton Fernández – che si è dichiarato orgoglioso di ospitare la loro performance dedicata alle minoranze emarginate, alla memoria delle persecuzioni e ai diritti umani – gli autori hanno dato vita a un evento toccante, in cui il pathos fra gli spettatori, poesia dopo poesia, si faceva sempre più vivo e quasi intimo, in una progressione di emozioni e civiltà. Daniela ha cantato la forza e la fragilità dell’essere umano, la sua infinita solitudine e il suo sogno di raggiungere un’evoluzione oltre l’egoismo e la violenza. Versi ispirati, parte della raccolta “Cenere sulle ciglia”. Steed ha interpretato la rabbia e la dolcezza dei giovani emarginati, che le società moderne non difendono e che sono costretti a resistere con la forza dei sogni, eroi – e supereroi – in un mondo spietato. Poesie dal libro uscito in edizione bilingue italiano-spagnolo “I ragazzi della casa del Sole”. Roberto ha interpretato, sussurrato, gridato, cantato, aprendo brecce e squarci fra la memoria della Shoah (con la poesia “I tuoi occhi”, dedicata a Liliana Segre) e la tragica atttualità del presente, in cui dignità e vita di tanti esseri umani sono annientate nell’indifferenza di chi invece ha il privilegio del benessere. Crescendo straziante, commovente, profondamente civile la lettura della poesia “Romell Broom”, cha affronta il tema della pena di morte. I protagonisti dell’evento hanno letto anche versi dei grandi poeti peruviani Blanca Varela, Manuel Scorza e César Vallejo. Daniela si è cimentata anche nell’accompagnamento di alcuni versi con l’handpan, strumento a percussione che deriva dalle campane tibetane. Il violino di Giampaolo ha creato un tessuto di suoni – da improvvisazioni astratte a Bach – e di ambienti sonori in cui le voci degli autori sono state sempre valorizzate. Roberto ha presentato al pubblico lo splendido, antico Tripode in bronzo e argento che il Museo Internazionale di Cultura Rom della Repubblica Ceca e altre istituzioni culturali gli hanno donato, come riconoscimento al suo lavoro di poeta e difensore dei diritti umani. Il pubblico ha accolto la performance dei tre poeti con applausi calorosi e al termine della lettura-concerto numerosi spettatori hanno voluto stringere la mano agli autori e complimentarsi con loro. “Si è creato un rapporto vibrante con il pubblico di Milano,” hanno commentato, commossi, gli autori. “Spettatori e poeti, abbiamo vissuto momenti in cui la poesia si è trasformata in amore. Abbiamo cantato la tragedia e l’eroismo degli oppressi e la gente ci ha accompagnati con quel sentimento universale che Shakespeare descrisse bene con i suoi versi inimitabili: più ne diamo, più ne riceviamo, perché è un dono infinito”. Il successo della performance deve inoltre un grazie all’impegno di Katherinne Osorio, che ha voluto i tre poeti al Festival e si è occupata con cura del loro reading. Milton Fernández ha creato fin dall’inizio un clima di ospitalità e attenzione verso gli autori, che sono contemporaneamente difensori dei diritti umani, mentre tutta l’organizzazione – e segnatamente Cristina Tedesco, responsabile della programmazione, Cristiana Zamparo e Alessia Graziano – si è prodigata perché i poeti fossero a perfetto agio ed esprimessero compiutamente la loro qualità performante.