Non sono finiti in carcere, ma gli altri responsabili del naufragio della Costa Concordia saranno ora chiamati a risarcire i passeggeri che non hanno accettato l’indennizzo “elemosina” riconosciuto da Costa Crociere. Lo afferma il Codacons, che ricorda come il comandante Schettino sia l’unico a scontare la galera per l’incidente del Giglio, nonostante sulla nave si registrarono numerosi problemi che hanno contribuito a determinare le 32 vittime.
Oltre al generatore diesel d’emergenza che non funzionò, contribuendo alla morte di numerosi passeggeri nella tromba dell’ascensore della Concordia, dalle indagini emerse che la società di gestione della Costa Crociere aveva "arruolato" e promosso da addetto alla riverniciatura a timoniere Rusli Bin il quale, nonostante la lingua ufficiale a bordo fosse l’Italiano, parlava bene solo l’Indonesiano e capiva (male) l’inglese, tanto da mettere il timone tutto a dritta a fronte di un ordine di segno opposto (tutto a sinistra) dato da Schettino nell’estremo tentativo di evitare lo scoglio. Questa manovra evasiva, secondo alcuni periti, non solo del Codacons, avrebbe avuto buone possibilità di evitare l’impatto o, quanto meno, di ridurne drasticamente le conseguenze.
Per non parlare dei dubbi sui collaudi della nave da parte del RINA (ente oggi nell’occhio del ciclone per l’inchiesta per false certificazioni) sfociati in una denuncia penale del Codacons alla Procura di Genova.
“La vicenda Concordia non finisce qui – afferma il presidente Carlo Rienzi – Ora Costa Crociere, progettisti, armatore e tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nell’incidente del Giglio saranno al centro di una causa risarcitoria promossa dal Codacons per conto di alcuni naufraghi che hanno deciso di non accettare l’elemosina di indennizzo offerto dalla società di navigazione”.