Precariato, la lista d’attesa rimane lunga: 116mila docenti, solo meno della metà verranno assunti

Nella scuola italiana quella dei precari rimane una situazione di vera emergenza: sommando i docenti abilitati vincitori di concorso presenti nelle Graduatorie di Merito, relative agli ultimi concorsi a cattedra, e in quelle a esaurimento risultano infatti ancora ben 116mila unità in stato di attesa. Considerando che con le prossime immissioni in ruolo, da attuare entro il mese di agosto 2017, verranno nella migliore delle ipotesi assunti 52mila nuovi docenti, la metà dei quali a seguito del turn over e appena 15mila ulteriori, anche quest’estate un insegnante su due che attendeva di sottoscrive il contratto a tempo indeterminato resterà fuori dalle stabilizzazioni.

“Sono 116.641 – scrive oggi Orizzonte Scuola – i docenti in graduatoria utile per l’immissione in ruolo tra Graduatorie ad esaurimento e Graduatorie di merito per il concorso a cattedra. Campania, Lazio, Lombardia e Sicilia sono le regioni che presentano il maggior numero di docenti ancora da immettere in ruolo. Il maggior numero di precari è presente nella graduatoria della scuola d’infanzia ed in particolare in Sicilia e Lazio. Segue l’insieme dei docenti delle secondarie di I e II grado, quindi la primaria”.

Per avere un quadro completo della gravità della situazione, occorre anche considerare, in lista di attesa, pure i 250mila insegnanti precari collocati nelle graduatorie d’istituto, sia come abilitati sia come laureati con titolo acquisito. Sono delle figure per le quali occorreva procedere all’immissione in ruolo in modo automatico, a partire dalle graduatorie senza più candidati, sia nelle GaE sia in quelle di Merito, e che invece dovranno essere per l’ennesima volta valutati, a partire dal prossimo anno, per entrare nelle cosiddette “Grame”, le nuove graduatorie previste del nuovo reclutamento nazionale, di cui nessuno sentiva il bisogno.

I tempi di attesa per assorbire tutto il precariato storico nella scuola, quindi, non sono limitati ai tre-quattro anni cui hanno fatto riferimento più volte i nostri esponenti di Governo e rappresentanti del Miur. Solo poche settimane fa, l’ufficio studi Anief ha calcolato che a queste condizioni occorreranno decenni prima di pensare allo svuotamento delle cosiddette GaE. Il caso più difficile è quello che riguarda i docenti della scuola dell’infanzia, nel 99 per cento dei casi donne. A loro, infatti, è stato prima negata l’assunzione con le fasi B e C del piano straordinario della Buona Scuola. Sono quindi rimasti esclusi dal potenziamento. E ora, assieme ai colleghi della scuola primaria, anche dalla fase transitoria, prevista solo per i docenti della scuola secondaria.

La situazione, tra l’altro, nell’ultimo biennio si è aggravata. Sia per le sempre più sfacciate operazioni di confluenza delle discipline, con il personale di ruolo anche di altre classi di concorso e non abilitati che va ad assorbire i già pochi posti vacanti. Sia a seguito della crescente destinazione delle cattedre libere al personale coinvolto nella mobilità, in particolare ai soprannumerari e a coloro che sono stati destinati erroneamente, dall’algoritmo, a centinaia di chilometri da casa.

“Stando così le cose – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – il quadro del precariato scolastico italiano è destinato a peggiorare. Noi, però, non stiamo a guardare. Abbiamo impugnato lo stato di stallo dei nostri governanti in tutte le sedi possibili: nei tribunali italiani, dove non si contano più le sentenze favorevoli ai ricorrenti, con risarcimenti danni riguardanti i mancanti scatti di anzianità, i periodi estivi e la stabilizzazione ritardata oltre modo; ci siamo poi rivolti alla giustizia transnazionale e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.

A iniziare dal Comitato Europeo dei Diritti Sociali, che agisce in nome e per conto del Segretario Generale del Consiglio d’Europa, il quale pochi giorni fa ha pubblicato la presa in carico del reclamo collettivo Anief n.146/2017 sull’abuso di precariato scolastico italiano: oltre alla mancata applicazione della sentenza Mascolo del 2014, l’organismo Ue ha ritenuto pertinente il fatto che il Governo italiano abbia negli anni letteralmente nascosto decine di migliaia di cattedre su posti vacanti e disponibili, trasformandole in ‘organico di fatto’ fino al termine delle attività didattiche (30 giugno), per impedire la realizzazione del piano di stabilizzazione del precariato scolastico ‘storico’ che lo stesso Governo aveva costruito.

L’Italia è stata poi bacchettata dalla Commissione per le Petizioni del Parlamento Ue, al termine del confronto svolto in questi giorni presso l’European Parliament, sulla mancata adozione della Direttiva Ue 1999/70/CE sulla stabilizzazione del personale pubblico con 36 mesi di servizio: in autunno, le autorità del nostro paese e i componenti della rappresentanza permanente dovranno presentarsi in adunanza plenaria per fornire dettagliati ragguagli. Sempre l’Anief, infine, si sta rivolgendo alla Cedu, la Corte europea dei diritti dell’Uomo, per consentire la stabilizzazione di tutto il personale docente e Ata scolastico