Opportunità vino per l’Italia: un formidabile motore per la ripresa

La spesa per il vino cresce più degli altri consumi. Nel biennio 2013-2015 la spesa delle famiglie italiane per il vino è aumentata del 9% in termini reali, mentre i consumi complessivi hanno registrato un incremento del 2% e la spesa alimentare solo dello 0,5%. Il consumatore evoluto e informato è pronto a mettere più soldi su beni che incorporano un elevato valore immateriale. E per il vino, oltre alla dimensione organolettica, conta quella simbolica, l’incarnazione di cultura e tradizioni locali, espressioni specifiche dell’italianità. Nel 2016 consumano vino più di 28 milioni di italiani. Dall’inizio degli anni ’80 ai giorni nostri la popolazione che beve vino è rimasta sempre al di sopra del 50% (il 51,7% nel 2016). In particolare, il 54,6% degli italiani con 65 anni e oltre, il 58,4% di quelli con 35-64 anni, il 48,6% dei millennials, ovvero dei giovani con età compresa tra 18 e 34 anni. Si è invece ridotta la quota dei grandi consumatori (persone che ne bevono più di mezzo litro al giorno), passata dal 7,4% del 1983 ad appena il 2,3% del 2016. E negli ultimi anni si sono ridotti i consumatori con un basso livello di scolarizzazione, mentre sono aumentati i diplomati (dal 30,6% del 2006 al 33,8%) e i laureati (dal 35,5% al 39,5%), più propensi alla ricerca di informazioni e di qualità. È quanto emerge da una ricerca del Censis presentata oggi in occasione dell’Assemblea annuale di Federvini.

Il vino come rivitalizzatore di territori e di città. Sono 24 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno partecipato ad almeno un’attività enocorrelata. In particolare, 16,1 milioni hanno partecipato a eventi, sagre, feste locali legate al vino, 14,2 milioni si sono recati in locali, ristoranti e trattorie perché disponevano di buoni vini, 13,7 milioni hanno fatto vacanze e gite in località celebri per l’enogastronomia. Sono il 62,3% dei millennials, il 49,8% dei baby boomers e il 26,1% dei longevi ad aver partecipato alle diverse attività enocorrelate. Il popolo del buon vino genera così una vera e propria economia diffusa, a beneficio non solo dei soggetti e dei territori del settore, ma anche dell’economia italiana nel complesso.

Vino di qualità per bere meglio. Il 93,2% dei consumatori sceglie il vino in base alla qualità e non al prezzo. E nello scegliere la qualità pesano alcuni fattori precisi: che il vino sia italiano (per il 91,2%), che sia un vino Dop (Denominazione di origine protetta: 85,9%) o Igp (Indicazione geografica protetta: 85,4%), che sia del marchio giusto (70,4%). Perché la storia del vino italiano è una storia di vini locali e di marchi che esprimono il legame profondo con comunità e territori, protagonisti di processi di rigenerazione locale e di conquista dei mercati globali.

La potenza dell’export del vino. L’Italia conta su una produzione di vino pari a 50,9 milioni di ettolitri nell’ultimo anno, superiore a quella di Francia, Spagna, Germania, Portogallo. Il valore dell’export del vino ha raggiunto i 5,6 miliardi di euro nel 2016, con un incremento del 27,6% nel periodo 2011-2016. Si registra un boom delle esportazioni di vini Dop (+44,8% in valore e +20,5% in quantità) e Igp (+24,1% in valore, pur a fronte di un -3,7% delle quantità). Ed è decollato l’export degli spumanti: +117,9% in valore e +85,1% in quantità. Il vino italiano è un potente ambasciatore nel mondo del made in Italy e dell’Italian style, ma sono ancora enormi le potenzialità da cogliere sul sentiero dell’innalzamento del valore. Se, ad esempio, la nostra produzione raggiungesse il valore unitario della produzione francese, l’export di vino italiano potrebbe aumentare fino a 12 miliardi di euro, con un incremento di 6,4 miliardi rispetto ai valori attuali.

Questi sono i principali risultati della ricerca del Censis «Il valore economico e sociale del settore del vino e dei suoi protagonisti», che è stata presentata oggi a Roma in occasione dell’Assemblea annuale di Federvini da Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis, con il Presidente di Federvini Sandro Boscaini.