… Sono arrivato a una conclusione crudele: mi auguro che il Tribunale di Napoli dimostri in modo schiacciante, senza ombre, distruggendo ogni sospetto, che Enzo Tortora spacciava cocaina, se la intendeva coi mafiosi, era amico di Pazienza, di Calvi, di Sindona, e perchè no?, anche di Gelli. Tutto ciò che è accaduto, e quello che avviene sotto i nostri occhi, avrebbe infine una spiegazione. NON ci deve essere un’ aria di sfida, uno spirito di rivincita: da questa storia chi ne esce sconfitto irreparabilmente, se la dimostrazione di colpevolezza non è schiacciante, è quel tanto di fiducia che la gente ha ancora, nonostante le oscure vicende che ogni giorno animano la cronaca, in chi indossa la toga. Meglio, a mio parere, in ogni caso, una toga sporca che una toga sospetta o equivoca. La sporca può essere individuata, e punita. Non vorrei che, per spirito di corpo, per solidarietà di corporazione, si avallassero anche errori: le inevitabili insufficienze umane diventerebbero atroce persecuzione. Adesso ci si accorge che pentito non vuol sempre dire ravveduto: adesso che i verbali dei camorristi e dei mafiosi coinvolgono anche i Palazzi dove si amministra la legge…
ENZO BIAGI – la Repubblica – Venerdì, 15 marzo 1985