Le Fiamme Gialle pratesi hanno eseguito sequestri di beni per un valore di 2,5 milioni di euro ad appartenenti di una nota famiglia ROM insediatasi a Prato. Il decreto di sequestro finalizzato alla confisca, emesso dall’apposita Sezione del Tribunale di Prato, è arrivato a conclusione delle indagini svolte dal dipendente Nucleo di Polizia Tributaria su proposta avanzata – quale misura di prevenzione patrimoniale – su conforme richiesta dei Pubblici Ministeri dott. Antonio Sangermano e dott. Lorenzo Gestri, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Prato Giuseppe Nicolosi, dopo aver valutato la perdurante pericolosità sociale di 7 appartenenti allo stesso nucleo familiare di etnia ROM che nel tempo, servendosi anche di prestanome, sono riusciti a disporre di beni per un valore evidentemente sproporzionato rispetto ai redditi percepiti e dichiarati. Ad accendere i riflettori sulle evidenze patrimoniali accumulate in un arco temporale di ben 3 lustri, sono state le intense indagini che hanno messo alla luce: – la mancata dimostrazione della legittima provenienza dei beni nella disponibilità dei proposti; – la manifesta sproporzione tra il patrimonio accumulato dagli stessi e dai propri nuclei familiari (altri 8 soggetti) per un valore di 2,5 milioni di euro; – l’approfondimento di 16 operazioni bancarie classificate “sospette” dalla Banca d’Italia ed inviate al reparto pratese dal Nucleo Speciale Polizia Tributaria di Roma. Per 2 soggetti dei predetti nuclei familiari, il Comune di Prato aveva addirittura assegnato un alloggio popolare perché indigenti. Numerose le perquisizioni delegate dalla Procura della Repubblica di Prato finalizzate alla ricerca di ulteriori elementi probatori circa il ricorso all’uso del prestanome per l’intestazione fittizia di beni mobili ed immobili in violazione all’art. 12 quinquies D.L. 306/92.