“Negli ultimi anni il problema degli incendi boschivi, in Italia, ha assunto dimensioni davvero drammatiche. Da ricerche condotte da noi è emerso che nell’ultimo decennio abbiamo perso più di 500.000 ettari di bosco. L’azione di rimboschimento e di ricostruzione boschiva non è riuscita a rimediare a tali devastazioni . Un’area a bosco denudata da un incendio potrebbe mettere in luce, frane quiescenti, incisioni torrentizie profonde e altri processi geomorfologici prima nascosti dalla vegetazione, oltre che denudare il suolo e renderlo vulnerabile all’erosione e all’impoverimento di materiale organico. Molti disastri di natura idrogeologica, in Italia, li abbiamo avuti anche perché figli di incendi degli anni precedenti. Bruciano boschi e territori vocati all’agricoltura. Gli incendi sottraggono suolo produttivo all’agricoltura ma soprattutto modificano il paesaggio, distruggono ecosistemi, espongono i territori ad ulteriori rischi di frane ed alluvioni. Quando brucia la vegetazione, viene meno la sua azione di protezione dal dilavamento delle acque, l’azione di traspirazione delle piante e viene meno la capacità delle stesse piante di proteggere il suolo. Gli incendi rendono vulnerabile il suolo attaccabile da frane e da altri processi erosivi, dunque lo espongono a fenomeni franosi rapidi, a volte senza preavviso, di estrema pericolosità e rischio”. E’ molto chiaro il professore Gilberto Pambianchi, Presidente Nazionale dei Geomorfologi Italiani, docente dell’Università di Camerino che nelle prossime ore sarà a Roma per importanti incontri sulla Cartografia Geomorfologica d’Italia; una cartografia fondamentale per la difesa del territorio.