Il ministro della Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli, ha sostenuto l’opportunità dell’uso degli smartphone a scuola da parte degli studenti. Bufera! Da parte di chi? Dei soliti ignoranti che ammazzano la creatività delle giovani generazioni e li predispongono a clandestinità e asocialità! Giudizio pesante il nostro, ma non potrebbe essere altrimenti perchè, come tutti e molti, anche chi scrive è stato studente (quando a stento c’era la televisione) e ha un figlio altrettanto studente. Non solo, ma quest’ultimo è dotato di smartphone a cui e’ affezionato e che usa spesso durante la giornata, pur sottomettendosi con serenità ai divieti scolastici. Come tante cose della vita, anche lo smartphone e’ strumento di creativita’ e compagnia, da usare come complemento per migliorare, tenersi informato, divertirsi, comunicare, prevedere, organizzare. Dipende dall’uso che se ne fa. E pensiamo che coloro che alzano oggi la bufera stiano commettendo lo stesso errore che fa lo Stato e molte famiglie nei confronti della droga: creano un mito, l’oggetto del desiderio, come la mitica mela di Eva nel Paradiso Terrestre dei religiosi.
Per “una società libera dalla droga”, ci raccontano tutti i giorni, ma intanto i nostri figli e i nostri studenti e i loro amministrati si fanno canne a iosa, collusi e sostenitori della malavita organizzata che gliela fornisce. Viverci accanto legalizzandola, spiegare come si spiega per l’alcool e il tabacco? Troppa fatica, e’ piu’ facile vietare. E i ragazzi si fanno canne… quando va bene.
Nella dovuta differenza, è la stessa cosa per lo smartphone. Con l’aggravante che quest’ultimo non e’ illegale e che -anche a detta di coloro che lo demonizzano ma che ce l’hanno in tasca sempre, usandolo anche in modo smodato e maleducato- è strumento di progresso, civilta’, congiungimento, legami, cultura.
Da cosa dipende? Come sempre dall’uso che se ne fa. Per le istituzioni bacchettone, regressive e con la vista corta, cosi’ come per alcune famiglie, e’ piu’ semplice vietare che spiegare. Certo, e’ faticoso per una istituzione come la scuola, così come un genitore, stare dietro ad un ragazzo e spiegare l’uso moderato, appropriato e di sviluppo di questo strumento: tempo, conoscenze appropriate, condivisione. Ogni “grande/adulto” -istituzione o genitore che sia- ha da star dietro ai propri problemi, e il tempo che dedica ai ragazzi e’ rubato alle proprie preoccupazioni, che sembra debbano essere affrontate con l’ignorare i ragazzi. Non è un caso, per esempio, che il nostro Paese sia in coda a tutte le statistiche per investimenti nell’istruzione, mentre le nostre famiglie sono in cima ad altrettante statistiche che vedono i figli in casa in eta’ ovunque impensabili.
E’ evidente che la lezione delle droghe non e’ servita (ed e’ evidente soprattutto perche’ non sono ancora legali). A questo oggi aggiungono un nuovo oggetto del desiderio, lo smartphone, che, così come sbagliando hanno insegnato ai nostri genitori, per essere bello non potra’ che essere proibito.
Per chi ha voglia, queste riflessioni e aspettative crediamo che possano servire.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc