C’è una emergenza nazionale in questi giorni per il trasporto aereo? Sembra proprio di sì, se dovessimo dar retta ai risalti che vengono dati da media di ogni tipo con -conseguenza- codazzo di opinioni, minacce, interrogazioni, supposizioni, allarmi, esternazioni, preoccupazioni, piani di emergenza, etc… Una compagnia privata, Ryanair da Dublino, ha comunicato che cancellera’ parte dei suoi voli (pare il 10%) da qui alla fine di ottobre, e ha comunicato che onorerà gli impegni che in queste circostanze la legge prevede: rimborso dei biglietti e indennizzi se la comunicazione della cancellazione non viene fatta con almeno due settimane di anticipo. Ovviamente, trattandosi del principale vettore che opera sul nostro territorio, i numeri sono altini, così come gli importi economici in gioco. E -qui gioca la nostra esperienza in merito- non si tratta di un vettore aereo ligio e sereno nei rapporti con la propria utenza quando si tratta di rimborsi e indennizzi. Anzi. E’ proprio tra quelli che noi consideriamo una bestia nera, perche’ fa il “fesso” ignorando le richieste e, spesso, cedendo al rispetto della legge solo quando una qualche autorità istituzionale glielo impone. Comunque, vederemo cosa accadra’ nelle prossime settimane in merito, che’ se verra’ confermata questa sua abitudine al tentativo di eludere gli obblighi di legge, non è escluso che cercheremo di farci valere nelle sedi opportune. Ma niente a che vedere con la buriana che si e’ scatenata, mediaticamente e politicamente, con quelli che ora li denunciano solo perche’ hanno deciso di annullare i voli (diritto che di per se’ nessuno puo’ loro contestare), e altri che si vogliono vendicare mandando loro -solo ora (!!!)… se ce ne sono gli estremi- ispettori del lavoro, e cose del genere.
Certo, con tutto quello che accade nel mondo proprio in questi giorni, non ultima l’apertura della sessione generale dell’Assemblea ONU con all’ordine del giorno questioni traumatiche dell’attualita’ politica ed economica, in tanti scelgono di concentrarsi su questa vicenda aziendale che, in ogni senso, e’ marginale. E noi siamo qui a parlarne, per l’appunto, non perche’ siamo preoccupati dei bilanci di Ryanair o del presunto (non da noi) scombussolamento del trasporto aereo nel nostro Paese e da/per (oltre, ovviamente, al fatto che siamo in prima fila nel prestare consulenza, assistenza e indicazioni a chi ne e’ vittima). Cogliamo l’occasione per meglio capire, comunicare, stigmatizzare, riflettere e proporre su un’economia dei trasporti che proprio non funziona.
Prima di tutto. Siamo in un libero mercato e in democrazia, e ognuno fa quello che crede nel rispetto delle leggi, Ryanair inclusa. Ad ognuno la possibilita’ e la decisione di trarne le conseguenze, sia private che pubbliche. Private: ognuno valuti quanto e come può essere conveniente viaggiare con prezzi bassi dovendo far fronte anche a questioni come questa in corso. Pubbliche: le istituzioni, soprattutto amministrative, valutino se e come continuare a foraggiare con contributi pubblici la presenza di vettori come Ryanair per cercare di dare lustro alle proprie infrastrutture aeroportuali.
Le nostre economie, private e pubbliche, nazionali e locali… ci sta bene che debbano far gioco con l’innegabile precarietà che un servizio del genere (Ryanair e non solo) rappresenta? Decidiamo di conseguenza. Ma per non perdere il proprio denaro o quello dei contribuenti che l’hanno consegnato alle pubbliche amministrazioni perchè fruttasse in servizi e valori economici aggiunti, sarà bene che mettiamo in bilancio e prevenzione anche casi del genere: cioè un contesto in cui la precarieta’ del servizio a cui abbiamo dato fiducia (contratto privato o investimento pubblico che sia) è elemento dominante. E, ovviamente, che ognuno ne paghi le conseguenze: proprio denaro o denaro pubblico che sia; soprattutto quest’ultimo, perche’ per continuare a utilizzarlo, se viene fatto in questo modo, da qualche parte bisognerà pur darne conto.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc