Dal Salmo 145
Il Signore è vicino a chi lo invoca
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.
di Ettore Sentimentale
Questo magnifico salmo – incrociato per la terza volta – contemporaneamente inno incantato e cantico di fiducia, è una smentita pungente agli “specialisti” della Bibbia che pretenderebbero di contrapporre il Primo al Nuovo Testamento. Questa “scorciatoia” assurda e disonesta che per tanti anni ha alimentato la contrapposizione di cui parlavo e oggi forse alberga in qualche “fondamentalista” biblico, è profondamente irrispettosa della pedagogia divina, che fin dall’alba dei tempi propone Dio come “misericordioso e pietoso, lento a l’ira e grande nell’amore”, sulla scia di Es 34,6.
La nostra selezione (un terzo rispetto all’intero testo) è introdotta da due verbi che definiscono il contesto di esultanza: benedire e lodare. Anche se ampiamente ritagliato, il testo in oggetto, offre il “cuore” dell’intera composizione. Tale nucleo viene espresso dai versetti centrali (8 e 9) che ripetono il “nome” di Dio proclamato davanti a Mosè sul Sinai, attraverso i quattro attributi classici:
– hesed (misericordioso) esprime la forza virile e la lealtà del coinvolgimento divino;
– rahamim (pietoso) afferma l’amore viscerale e materno di Dio;
– emet (buono) la cui radice ha una forte assonanza con “amen” ed evoca la fedeltà ad un accordo;
– hanan (tenerezza) indica un amore “attivo” che trasforma coloro che lo ricevono.
Il nostro testo, pur omettendo gli aspetti della vita umana nella quale si rivelano i doni di Dio (sarebbe bello però leggerli nella versione integrale del salmo), descrive direttamente la “prossimità” di Dio: il vivente, sempre presente all’umanità…Lui ascolta, risponde e salva.
Il Signore attende, pertanto, la ricerca sincera dell’uomo che invoca la salvezza.
L’epilogo di questo inno è contemporaneamente una proposta e una provocazione: a colui che Lo invoca Jahweh dona amore, tenerezza, bontà e grazia.
Il minimo che si possa fare è risponderGli: grazie!