La vigna del Signore è la casa d’Israele

Dal Salmo 80
La vigna del Signore è la casa d’Israele

Hai sradicato una vite dall’Egitto,
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.

Perché hai aperto brecce nella sua cinta
e ne fa vendemmia ogni passante?
La devasta il cinghiale del bosco
e vi pascolano le bestie della campagna.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

di Ettore Sentimentale

Il salmo proposto per questa settimana, felicemente incastonato nel grande tema della “vigna del Signore”, fa da cerniera fra il brano di Is 5,1-7 (cantico d’amore per la vigna del diletto) e quello di Mt 21,22-43 (i vignaioli omicidi).
Il carme in esame è una supplica scandita da un ritornello, ripreso nell’ultimo verso della nostra selezione. In questa supplica l’orante evoca il passato felice, periodo nel quale “la vigna del Signore” (cioè Israele) era verdeggiante. Ora, nel momento della composizione, la stessa vigna è irriconoscibile perché “devastata” dagli animali selvatici (metafora con la quale si fa riferimento “all’ingiustizia, allo spargimento di sangue e alle grida di oppressi, cfr. Is5, 7). Chiara allusione ai misfatti perpetrati dall’infedeltà del popolo… Da qui l’urgente implorazione nei confronti di Jahwe a “visitare” nuovamente la sua vigna.
Dopo questo breve quadro di orientamento, penso sia utile prendere in considerazione qualche dettaglio, dallo spessore altamente simbolico. Il punto di partenza è contrassegnato dall’esordio del nostro brano.
La prima immagine è molto suggestiva poiché descrive lo “sradicamento” della vite dall’Egitto: un’icona presente nella memoria di tutti che rimandaal gesto impetuoso con il quale il popolo è stato “divelto” (quasi fosse una tenera pianticella) da una nazione straniera che l’opprimeva per essere trapiantato nella terra di Canaan, paese dove scorre “latte e miele”. In una battuta, il salmista non può non menzionare la realtà fondante il popolo (cioè l’esodo) e il relativo ingresso nella terra promessa.
Un altro passaggio obbligato su cui è doveroso fermarsi è rappresentato dall’invocazione “Dio degli eserciti”, con la quale – la prima volta – l’orante chiede di “ritornare a visitare la vigna”, cioè a essere nuovamente presente in mezzo al popolo eletto. La supplica, ovviamente, chiede a Jahwe di essere benevolo come prima: solo così la “vigna” potrà portare frutti abbondanti e succulenti.
La seconda volta, invece, l’invocazione diventa richiesta di essere accolti (“fa’ che ritorniamo”), anticipata dalla promessa di pentimento (“Da te mai più ci allontaneremo”).
Facciamo anche noi tesoro di questo rinnovato impegno a percorrere fedelmente le strade del Signore, per contemplare lo splendore del suo volto di amore e accogliere la sua salvezza.