Un milione di persone a Barcelona per dire sì alla Spagna nella Ue. Un milione di persone lungo i tremilacinquecento confini della Polonia per dire no all’immigrazione di persone musulmane. Nel primo caso e’ la risposta spagnola alle forzature indipendentiste catalane che tutti non possono non aver seguito nelle scorse settimane. Nel secondo caso, fa testo una dichiarazione dell’arcivescovo di Cracovia, Marek Jedroszewski: “preghiamo perche’ l’Europa ha bisogno di restare cristiana per salvare la sua cultura”.
Diamo per buoni i numeri che ci vengono offerti dai media ma, fossero anche centomila, la sostanza non cambia, perche’ crediamo che entrambi abbiano raccolto un sentimento diffuso e piu’ o meno maggioritario nei rispettivi Paesi. Sentimenti che -a nostro avviso- pur se maggioritari non devono necessariamente essere repressivi nei confronti delle minoranze: la democrazia cosiddetta occidentale e’ una bella conquista che e’ bene che ci teniamo stretta.
Noi siamo di parte per necessita’ e non per scelta culturale. Cioe’ siamo con gli spagnoli e non coi polacchi. Ognuno ha secoli e secoli di storia da rivendicare ad appannaggio delle proprie posizioni, noi preferiamo limitarci all’oggi, al quotidiano, alle necessita’ dei cittadini che vogliono mangiare, dormire, viaggiare, lavorare, curarsi e, di conseguenza, esser liberi di credere e pensare. Materialisti? No, realisti e pratici.
Stava meglio la Spagna (e la Catalogna) quando per andare da una parte all’altra dell’Europa bisognava fare lunghe file alle frontiere, se non i veri e propri visti, e tutti gli annessi e connessi che questo significava? E stava cosi’ bene la Polonia pre, durante e post appartenenza al blocco sovietico, prima di entrare a far parte della Ue? La risposta e’ NO. Non lo spieghiamo, ma invitiamo semplicemente a scorrere i dati degli specifici istituti nazionali di statistica. I numeri ci danno ragione. E sono numeri che sono diventati tali grazie a: diminuzione dei poteri nazionali e locali a favore di quelli comunitari, apertura delle frontiere ai “connazionali” europei ed agli immigrati extra-Ue. Cioe’ tutte politiche che si sono fatte un baffo di tutti i tipi di culture religiose (inclusa cristiana -checche’ ne dicano alcuni “antichi” pensatori – e la musulmana).
E’ tutto oro, anche quello che non luccica, non ci sono problemi, va tutto bene? No. Ma non e’ cacca. Sono solo politiche che vanno aggiustate, migliorate, dando piu’ poteri ai cittadini e levandogli agli Stati nazionali e alle autonomie locali (figurati gli indipendentisti…), cioe’ muovendoci nel solo dei cosiddetti padri costituenti della nostra Unione, a partire dal “Manifesto di Ventotene” di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, senza disdegnare le proposte dei giorni scorsi dell’attuale presidente francese Emmanuel Macron. Testi e parole sacre? Non ci pensiamo neanche: solo canovacci di costruzione. E questo a partire da una considerazione di base: in Italia e in Spagna, per esempio, si vuole tornare alla lira e alla peseta, o in Polonia si vuole restare allo zotly invece di correre verso l’euro? Se qualche burlone crede che questo possa essere un percorso da frenare, e’ bene che ci faccia sopra piu’ di un pensierino… ovviamente sono esclusi coloro che, dicendo quasi sempre cose non vere, giocano demagogicamente a farsi il proprio orto elettorale, pur se di minoranza.
Siamo taglienti ed escludenti? Si’! Non possiamo permetterci il lusso di stare sempre al palo ad aspettare che gli altri capiscano. “L’unione fa la forza”, d’accordo, ma di coloro che sono d’accordo. I Britannici se ne sono andati… faremo di tutto perche’ tornino, ma intanto che si facciano le proprie cose, coltivino il loro impero e la loro sterlina.. che altro da coltivare non hanno, perche’ la loro buona cultura che tanto ha dato e continua a dare a tutto il mondo, si fa un baffo dei confini della Brexit. Siamo nel 2017, o no?
E lo stesso vale per i Polacchi. Temete che gli immigrati vi condizionino con la loro cultura e avete voglia di fare lo stesso errore di quando, a meta’ del secolo scorso, facevate gli antisemiti “pratici” pur avendo in casa un numero limitato di ebrei rispetto al resto d’Europa? Prego, decidete pure. L’importante -per noi- sara’ rispettarvi e non emarginarvi e cercare di farvi capire il contrario. Ma se questa nostra (di chi ci sta) missione per la costruzione degli Stati Uniti d’Europa debba subire un blocco o un rallentamento mortale solo perche’ “bisogna capirvi”, crediamo sia meglio capirvi come fratelli europei esterni. Noi (chi ci sta) si va avanti: le porte, alle nostre condizioni, non potranno che essere aperte. L’attuale presenza dell’Ue nel contesto europeo ed internazionale ha solo bisogno di rafforzarsi; per farlo occorre dar vita a migliori istituzioni autonome dagli Stati nazionali, dalle religioni e dagli indipendentismi.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc