DA MERIDIONALE VOTO SI AL REFERENDUM DEL 22 OTTOBRE

Il 22 Ottobre prossimo andrò a votare per il referendum per l’autonomia della Regione Lombardia cliccando convintamente “SI” sul tablet. Dopo tanto tempo ritorno a presentarmi ad un seggio elettorale, per dare un forte segnale al centralismo romano che da troppi anni spreca le nostre risorse facendo salire il debito pubblico alle stelle. Certamente non mi farò distogliere dalle sirene giornalistiche su ipotetiche scissioni o dalle ironie della Litizzetto su Rai 1che peraltro indirettamente offende chi andrà alle urne. Sono convinto che il SI per l’autonomia della Lombardia e del Veneto, è un bene sia per introdurre un sano federalismo nel nostro Paese, ma anche per il nostro Sud. Ho ascoltato le parole del presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, nella conferenza stampa della presentazione del referendum. Maroni ha ragione il voto a favore dell’autonomia oltre a creare grossi benefici per la Lombardia, potrebbe creare opportunità economiche anche per le regioni meridionali. Attraverso investimenti sul modello europeo. Potendo trattenere la metà del proprio residuo fiscale, ogni Regione virtuosa potrebbe “adottare” una Regione del Sud e fare politiche di sostegno, per esempio, alle imprese che vogliono delocalizzare: “diamo agevolazioni a chi va in Campania invece che in Polonia”.
Maroni è stato chiaro, il referendum non è un atto di egoismo delle regioni Lombardia e Veneto nei confronti del Sud. Anzi è il contrario, dando più forza alla Lombardia, si può dare un aiuto concreto alle regioni del Sud. Il presidente prende l’impegno di mettere delle risorse a disposizione del Sud, ma ha puntualizzato: non per pagare gli stipendi ai forestali, ma per fare gli investimenti. Favorire le imprese del Nord per investire al Sud con sgravi fiscali. Alcuni governatori del Sud lo stanno cominciando a capire. Secondo Maroni si potrebbe aprire una nuova fase di collaborazione tra Regioni, senza passare tra le forche caudine della burocrazia romana. Una collaborazione tra la Regione Lombardia e la Campania, o con la Sicilia. Il modello sarebbe quello dei fondi europei. Io ti do i soldi, ti controllo. Se li spendi bene, continuo a darteli, diversamente chiudo i rubinetti. Così si aiuta la crescita e la ricchezza del Sud.
Questo ragionamento è stato recepito da Andrea Caroppo, consigliere regionale della Puglia, esponente e fondatore del movimento politico “Il Sud in testa”. A questo proposito c’è una interessante intervista apparsa sul sito di Alleanza Cattolica all’esponente politico pugliese (Il Referendum visto da Sud. “Ecco perché da meridionale voterei “SI” ai referendum di Lombardia e Veneto”. Intervista di Francesco Cavallo, 6.10.17 alleanzacattolica.org).
Caroppo sposa l’idea del federalismo, che fa parte della tradizione del nostro Paese, “non nello Stato-Nazione ma in 8.000 comuni con storie, lingue, dialetti, tradizioni, cucine”. Sono queste le identità da preservare e valorizzare. “L’Italia non è nata nel 1861, è lì che sbagliano alcune forze politiche: l’Italia e gli italiani c’erano anche prima del tricolore e dell’inno di Mameli”.
Federalismo e autonomia non sono nemici per il Sud, che piuttosto è stato distrutto dal centralismo statale romano. La colpa è dello “Stato canaglia”, come lo definisce Piero Ostellino, in un interessante saggio di qualche anno fa. Il Leviatano moderno per mantenersi ha bisogno di tante risorse che poi regolarmente dilapida, e per questo chiede ai propri sudditi, attraverso le tasse, continuamente contributi.“E’ lo ‘Stato canaglia’ – scrive Ostellino – che, attraverso i rappresentanti del popolo al governo, quale ne sia il colore, utilizza l’eccesso di potere di cui dispone per estorcere quanta più ricchezza può al popolo. E distribuirla, sotto forma di benefici personali (pur sempre la parte minore), alla classe politica di governo e degli enti locali, nonché agli alti dirigenti della pubblica amministrazione; e, per la parte maggiore, sotto forma di facilitazioni – dalle tariffe dei servizi pubblici dati in concessione ai sussidi più o meno occulti – alle corporazioni con le quali è collusa; nonché, infine, sotto forma di assistenzialismo, alla fetta della popolazione della quale chi governa vuole garantirsi il consenso”. (Piero Ostellino, Lo Stato canaglia. Come la cattiva politica continua a soffocare l’Italia, 2009, Rizzoli)
Anche Caroppo è convinto che “L’inferiorità del Sud – con tante eccezioni e con tante eccellenze – non è un dato di natura, esistito da sempre, è da una certa data che i suoi problemi sono cresciuti a dismisura”. In particolare tutto è iniziato con il processo forzato e minoritario di unificazione nel 1860. Un processo “nato nella testa di pochi, contro le masse popolari e violentando gli interessi del sud, incamerandone le finanze, prostrandone l’economia e provocando la tragedia dell’emigrazione. Le cose ormai sono andate così e nessuno mette in discussione l’unità nazionale”. Questa è la Storia, purtroppo, ancora, nonostante la celebrazione del 150° anniversario dell’unificazione, non si è riusciti a purificare la memoria. Infatti la celebrazione del 2011 è stata vissuta, scrive Mantovano: “all’insegna della doppia retorica, da un lato la riproposizione acritica e apologetica dell’evento unitario, e dall’altro il vittimismo e il rivendicazionismo”. Ma oggi i meridionali non devono scagliarsi contro il Nord, contro chi propone un sano federalismo.
Non si può continuare sulla strada del vittimismo e del rivendicazionismo, del “meridionalismo piagnone”. Per Caroppo è da“da 50 anni, il ceto politico locale enfatizza la questione meridionale solo per legittimare la sua richiesta di soldi pubblici e per porsi poi come mediatore nella loro distribuzione clientelare. Non mi pare che il saccheggio della spesa pubblica abbia prodotto risultati all’altezza”. Infatti, a proposito del Mezzogiorno, scrive Ostellino:“lo Stato si è occupato di ciò che non gli compete, diventando imprenditore, padrone, benefattore, invece di assolvere la sua funzione primaria[…]”. Che “dovrebbe consistere nella creazione di infrastrutture e servizi sociali, soprattutto per i meno abbienti e per i giovani in cerca di lavoro, assoldati spesso dalla criminalità organizzata come manodopera, e garantire la sicurezza a chi voglia intraprendere un’attività economica”.
Il consigliere Caroppo elenca alcune opere pubbliche che riguardano la sua regione, dove si è manifestata la deficienza del ceto politico pugliese.“E’ colpa del nord se non si riesce a realizzare una strada degna di questo nome che colleghi Lecce al capo di Leuca? Smettiamola…”.
Anche il consigliere regionale pugliese, fa riferimento ai possibili accordi tra enti locali e regioni, per sviluppare meglio il territorio meridionale.
Carropo guarda con fiducia alla svolta politica che ha dato Salvini alla Lega. Non ci sono più quelle spinte secessionistiche o indipendentiste, nessuna pulsione antimeridionale, anzi, la consapevolezza che la autonoma ripresa del Sud trainerebbe tutta l’Italia. La gente, e quindi il popolo meridionale, nonostante ancora certa stampa si ostina a dipingere la bieca Lega un partito contro il Sud, non crede più ai vecchi stereotipi sulla Lega, anzi la vede come un’opportunità per il Mezzogiorno. Ecco perchè Caroppo e il suo movimento si sono federati con la Lega di Salvini.

Domenico Bonvegna
domenico_bonvegna@libero.it