di ANDREA FILLORAMO
“Papa Francesco vorrà sicuramente che emerga la verità perché su questo argomento, la pedofilia, ha sempre dichiarato tolleranza zero”. Con questa premessa il giornalista Gianluigi Nuzzi nella trasmissione “Quarto Grado” del giorno 10 novembre u.s. di cui è anche il conduttore, introduce l’ennesimo racconto di un caso di pedofilia in un seminario minore romano, che è quello che fornisce i chierichetti alla liturgia papale. Ancora una volta, in questo programma, come in altri,la pedofilia dei preti che sicuramente è una piaga sempre aperta per la Chiesa cattolica e che, in quanto perversione, sempre occorre condannarla, diviene l’oggetto di infinite discussioni scandalistiche, osé, pruriginose, dove si incontrano e scontrano diversi opinionisti fra i quali non mancano i soliti sacerdoti. Essa, è stata così, banalizzata, ridotta a semplice perversione tipicamente clericale, che costituisce quasi il DNA dei preti, causata per qualcuno dal celibato ecclesiastico, al quale i sacerdoti sono obbligati. Non si è pensato o non si è saputo che la sessualità, anche quindi quella dei preti, in qualunque forma si manifesta, appare quella che veramente è, cioè una perla preziosa che non è stata custodita, valorizzata, protetta ed armonizzata… La sessualità, in tutte le sue forme espressive, è il risultato di una complessa miscela ormonale, biologica, fisiologica, psichica ma anche culturale. Non si è parlato o discusso dei vari “fattori", alcuni di natura sociale, altri legati alla formazione in Seminario, che si combinano e interagiscono con quelli relativi alle singole “vulnerabilità" dei sacerdoti. Fattori come il “deficit di intimità" e la maturità psico-sessuale sottosviluppata “portano, purtroppo, certi preti, in un particolare momento, ad essere più inclini a mettere in essere certi comportamenti". Inaccettabile, perché errata, mi è parsa la teoria di quel prete partecipante alla trasmissioneche, dopo aver affermato che il 60% dei preti è omosessuale (!!!!????), ha equiparato la pedofilia all’omosessualità. Forse gli è sfuggito il fatto che la pedofilia rappresenta,un reato perseguibile, anche inmaniera fortemente repressiva;l’omosessualità, invece, indica semplicemente un orientamento sessuale che non è neppure una patologia. Del resto, è convinzione comune e, forse è accertato, che non siamo sessualmente orientati in modo stabile e unico ma possono determinarsi dei cambiamenti. Ci sono persone che vivono anni da eterosessuali e poi sperimentano, in alcuni periodi, cambiamenti nell’attrazione sessuale, nelle fantasie e nel desiderio. Questa instabilità riguarda gli eterosessuali così come gli omosessuali.L’errata equiparazione fra la pedofilia e l’omosessualità è nata spesso dalla presa d’atto dell’esistenza di quel fenomeno dell’«omosessualità situazionale», cioè di quel fenomeno enormemente diffuso in tutti gli ambienti cosiddetti "a sesso unico", in cui si è costretti a stare insieme per lunghi periodi con persone del proprio sesso. Essa è un comportamento sessuale di tipo differente da ciò che è usuale per una persona, dovuto all‘ambiente che permette, incoraggia quegli atti. L‘ambiente può essere una prigione, un collegio, una comunità di segregazione sessuale, un seminario, un convento, dove i membri spesso possono assumere comportamenti omosessuali ma si identificano come eterosessuali in altre circostanze.Diciamola tutta: all’origine della pedofilia dei preti c’è l’immaturità sessuale dei candidati al sacerdozio e di conseguenza dei preti, dovuta alla sessuofobia, che li rende incapaci di relazionarsi serenamente con il proprio e l’altrui corpo, di abbandonarsi a vivere la sessualità con gioia e disinvoltura, di far fronte a stress interni o esterni e, infine,di affrontare i cambiamenti connessi alle diverse fasi della vita. Ansia, depressione, talvolta caratterizzano buona parte della loro vita. La sessuofobia è la disumanizzazione del sesso. Se oggi giornali, televisione e Internet ci danno delle sequenze raccapriccianti di episodi che lasciano intravedere un mondo oscuro, che si cela nelle canoniche, nelle sagrestie, nei seminari e negli oratori e nei conventi maschili e femminili, dominato da una mentalità medioevale e sessuofobica in grado di alimentare ogni genere di perversioni e sofferenze… è questo un mondo con il quale la Chiesa è obbligata a fare i conti. Non è, quindi, sufficiente l’impegno di Papa Francesco che dichiara, nei confronti della pedofilia, “tolleranza zero”.