“Fa bene Papa Francesco a chiedere di prendersi cura dei poveri. Ma bisognerebbe chiedersi chi va annoverato in una situazione di forte disagio, perché in Italia la platea di chi vive in condizioni difficili è sempre più allargata e lo Stato ha il dovere di trovare delle misure per agevolarne l’esistenza: i numeri ufficiali ci dicono che ci sono 4.742.000 di cittadini sotto la soglia minima, riconducibili ad un milione e 600mila famiglie, ma sono molti molti di più”. A dirlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, commentando le parole del Papa nell’omelia della messa per la prima Giornata Mondiale dei Poveri, nel particolare in riferimento al “dovere evangelico di prenderci cura di loro”.
“Ci sono vari livelli delle condizioni di indigenza – ricorda Pacifico – e un Governo che tiene ai suoi cittadini deve fare in modo da porre i presupposti affinché le giovani generazioni non vi cadano. Purtroppo, nel nostro Paese sta avvenendo l’esatto contrario, perché un 25enne che non studia e non lavora non ha prospettive e vive aggrappato alle risorse della famiglia: i nuovi poveri sono i giovani senza futuro. Di recente l’Ocse ci hanno detto che abbiamo il record di Neet: in Italia un ragazzo tra i 15 e i 29 anni su 4 (26%) non è occupato o non è iscritto a un percorso di formazione, contro una media Ocse del 14%. Altri rapporti, ci dicono che deteniamo il numero più alto di Neet in Europa, con oltre 2,2 milioni i giovani di 15-29 anni che nel 2016 non studiano e neppure lavorano. E il loro numero è in perenne aumento”.
Per chi lavora, non va molto meglio. “La realtà del nostro Paese – ha ricordato il sindacalista autonomo – è fatta di nipoti con redditi inferiori ai nonni, di sempre maggiore esclusione sociale, di poco lavoro e mal retribuito, di giovani esclusi dal mondo del lavoro, di pensioni sempre più lontane e assegni vicini a quelli sociali. Oltre a dipendenti pubblici con stipendi bloccati da dieci anni, nonostante l’aumento del 20% dei prezzi al consumo, insegnanti under 40 precari che invece di essere assunti devono fare nuovi concorsi e inserirsi in nuove graduatorie per lavorare fino a 80 anni e prendere assegni di 700 euro”.