Le basse opportunità occupazionali (disoccupazione, precarietà, basse remunerazioni) del nostro Paese stanno impedendo ai giovani italiani di costruirsi un futuro, costretti continuamente a posticipare le tappe che connotano la maturità (autonomia economica, uscita dalla casa di origine, acquisto di una casa, creazione di un nuovo nucleo familiare, genitorialità). In molti casi si tratta di persone che ormai alla soglia dei trent’anni non possono più, per questioni anagrafiche, definirsi giovani ma al tempo stesso neanche adulte, perché ancora lontane dall’autonomia e dall’indipendenza economica/familiare. Come si legge in un recente studio dell’Istituto Toniolo, i ventenni Neet si stanno trasformando in trentenni Nyna (Not Young and Not Adult), sciupando tempo, opportunità e vitalità e soprattutto bloccandosi in un “limbo” sempre più indefinito32. In un confronto europeo è noto che l’Italia è il paese dell’Unione Europea con la più alta presenza di Neet: secondo i dati forniti dall’Eurostat, relativi al 2016, 3 milioni 278mila giovani (il 26 per cento della popolazione tra i 15 e i 34 anni) risultavano fuori dal circuito formativo e lavorativo.33 Seguono paesi come la Grecia (25,6) e la Bulgaria (22,8%). Disaggregando i dati su base macro-regionale si rileva come, sempre nell’anno 2016, il numero più elevato di giovani Neet era presente nel Mezzogiorno, con oltre un milione 820mila ragazzi in tale condizione, seguito dal Nord Ovest (574mila), dal Centro (506mila) e dalle regioni del Nord Est (377mila). Fatta eccezione per le regioni del Centro, il fenomeno ha conosciuto un suo apice nel 2013, quando furono registrati 3 milioni 527mila giovani in condizione di Neet (di questi quasi due milioni erano residenti nelle sole regioni del Mezzogiorno). Negli anni successivi il numero complessivo di Neet nel nostro Paese è diminuito lievemente in modo progressivo (3 milioni 512mila nel 2014; 3 milioni 421mila nel 2015; 3 milioni 277mila nel 2016). Nel complesso l’universo dei Neet è costituito in maggioranza da donne, con significative variazioni territoriali. A livello nazionale le donne rappresentano il 56,5% del totale (un milione 853mila). L’incidenza più elevata del genere femminile si registra nel Nord-est (65,3%), mentre la quota più bassa si colloca nel Mezzogiorno (53,4%). La prevalenza delle donne all’interno dell’universo dei Neet è spiegabile in gran parte da fattori di carattere culturale: ancora oggi, secondo una cultura diffusa e radicata in molte regioni italiane, il ruolo sociale femminile si sviluppa prevalentemente su progettualità personali legate alla dimensione scuola-famiglia; all’interno di tale model- 32 http://www.rapportogiovani.it/il-368-dei-giovani-al-sud-e-insoddisfatto-sospeso-tra-tradizione-e-cambiamento/; cfr. Toniolo, 2017, La condizione giovanile in Italia-Rapporto Giovani 2017, Bologna, Il Mulino. 33 http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training. 34 Cfr. W.Nanni, S.Quarta, 2016, Nel Paese dei neet, Roma, Edizioni Lavoro. lo culturale, la ricerca di un lavoro non è sempre centrale, anche perché in molte situazioni la componente femminile della famiglia è chiamata ad assumere ruoli e funzioni di assistenza e presa in carico dei componenti deboli del nucleo (compito che non è sempre richiesto ai componenti maschi). Non va inoltre dimenticato che all’interno dell’aggregato delle giovani Neet vi sono anche donne con figli, che risentono di una diffusa convinzione culturale secondo cui la cura dei figli è ritenuta appannaggio esclusivo delle madri. Un ulteriore fattore è legato al fatto le giovani donne in Italia possono vantare un tasso di scolarità più elevato rispetto ai coetanei maschi e sono più spesso impegnate nel superamento dei concorsi pubblici, di cui attendono per anni l’esito (la preparazione per un concorso non è equiparata dal sistema statistico nazionale alla frequentazione di un percorso formale di studio, per cui il giovane impegnato in tale attività rientra nella categoria dei Neet). Il fenomeno dei Neet è rintracciabile anche nel mondo dei servizi Caritas. È tuttavia difficile fornire un profilo quantitativo di tale presenza in quanto, come per altre tipologie di disagio giovanile, non sempre i ragazzi che condividono questo tipo di difficoltà si rivolgono direttamente ai centri Caritas per risolvere tale condizione problematica. Secondo una rilevazione ad hoc svolta nel 2015, la maggior parte dei Neet che rivolgono ai centri di ascolto sono maschi (56, 2%) e stranieri (77,4%).34 Un numero significativo di essi vive con ancora con i propri genitori (27,7%). I livelli educativi e formativi sono piuttosto bassi: quasi la metà ha un titolo di studio uguale o inferiore alla licenza media inferiore ed una quota dell’8,6% è addirittura analfabeta o privi di qualsiasi tipo di titolo di studio. Sul versante opposto, insiste una piccola quota di giovani laureati (4,9%).