“Il calo della natalità in Italia è un fenomeno importante, come confermano i dati. Basti pensare che dal 1961 al 2017 esso ha portato ha una riduzione di circa un terzo della popolazione sotto i quindici anni. I bambini hanno sempre meno fratelli e sorelle, vivono in una società che continua a invecchiare e devono fare i conti con un crescente vuoto relazionale” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, commentando il rapporto su natalità e fecondità nel 2016 diffuso oggi da Istat.
Dal 2008 al 2016 in Italia è stata registrata una diminuzione delle nascite di oltre 100.000 unità, causata per tre quarti dalla riduzione del numero di donne in età riproduttiva e per un quarto dalla loro minore propensione ad avere figli. Un calo che ha avuto inizio nello scorso secolo: dal 1961 al 2017, come rilevato nell’ottava edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children, il numero di bambini sotto ai 15 anni – in età dell’obbligo – è passato da 12 a 8 milioni. In questo periodo l’indice di natalità è crollato, passando da 17,8 nati vivi a 7,8, mentre l’indice di vecchiaia si è impennato, complice l’innalzamento dell’aspettativa di vita, salendo da 40 fino a 165.
“È necessario lo sforzo collettivo delle istituzioni per invertire una tendenza che ha prodotto profondi cambiamenti nella società, ripercuotendosi in modo negativo su molti aspetti della vita dei bambini, dalla scuola alla frammentazione famigliare. È indispensabile e inderogabile l’avvio di un piano strutturale di sostegno alla genitorialità, mettendo a punto una rete di cura per l’infanzia 0-6 anni del quale il nostro paese ha enormemente bisogno, definendo strumenti di effettiva conciliazione di tempi di vita e di lavoro per le mamme e sostenendo le famiglie che vivono in condizioni di povertà le quali, come dimostrano i dati, oggi subiscono un grave impoverimento con la nascita di un bambino”, ha concluso Raffaela Milano.