Save the Children, urgente implementare Linee orientamento per azioni contrasto al bullismo e cyberbullismo nelle scuole

“Il bullismo è un fenomeno, purtroppo, diffuso e radicato: prepotenze, offese, derisioni, minacce e aggressioni, quasi un ragazzo su 3 dichiara di aver subito questo tipo di comportamenti da parte di coetanei qualche volta all’anno ed è percepito da quasi il 70% dei ragazzi come uno dei principali pericoli a cui sono esposti. Il fenomeno del bullismo si manifesta ovunque, ma trova nel contesto scolastico, anche in ragione dell’età dei ragazzi, il luogo in cui viene frequentemente perpetrato e dove i docenti e il personale scolastico sono gli unici adulti che possono svolgere il delicato compito di intercettare gli abusi. Per contrastarlo è dunque essenziale intervenire partendo dalle scuole, con l’obiettivo di arginare la violenza e rafforzare la resilienza di giovani studenti costretti a subire regolarmente angherie” commenta Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia Europa di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, in relazione a quanto, secondo quanto riferiscono i media, è accaduto ieri in un istituto comprensivo di Cefalù, dove un alunno di 12 anni si sarebbe gettato del liquido infiammabile addosso minacciando, con un accendino in mano, di darsi fuoco poiché vittima di atti di bullismo da parte di altri studenti.
“È quanto mai importante che le scuole siano messe nella condizione di poter prevenire questo fenomeno, in ogni sua forma, attraverso percorsi di educazione e tutela. Per questo occorrerà realizzare un solido sistema di monitoraggio e valutazione di tutte le azioni previste dalle ‘Linee di orientamento per azioni di contrasto al bullismo e cyberbullismo nelle scuole’] e garantire che ogni scuola nomini un referente per il cyberbullismo, come previsto dalla nuova legge 71/2017, che si faccia promotore dell’adozione di misure di prevenzione e gestione dei casi di bullismo, sia online che non. Ogni istituto scolastico dovrebbe quindi dotarsi di un’autoregolamentazione, risultato del confronto tra docenti, alunni e genitori, che rafforzi il senso di comunità e di solidarietà producendo un cambiamento positivo e scoraggiando, dunque, le violenze” conclude Raffaela Milano.