Ho letto della miserabile paga oraria di 2 (due) euro elargita a Catania da commercianti cinesi a una giovane laureata "nostrana" che, spinta dalla necessità, ha dovuto subire questa umiliante vergogna.. Addirittura potrebbe quasi dirsi fortunata perché,in uno dei tanti lager (callcenter) disseminati in Italia,la paga oraria saltata fuori (dopo pretestuose trattenute) di una operatrice ha raggiunto il record negativo italiano di ben 0,33 centesimi per ogni ora "lavorata" !!
Per favore, non è certo diretto alle signorine interessate quanto sintetizzo sotto in materia di sfruttamento e "riduzione in schiavitù".. è una riflessione "generale" che riguarda tutte le fasce di età ma i giovani per primi, perché loro sono (per grandi numeri, ovviamente) protagonisti e vittime di questa realtà :
"occorre chiedersi perché i giovani accettino di tutto (dai vari governi) nel peggioramento della loro condizione e senza il minimo segno di reazione !! Dovrebbero tentare di rivoltarsi come fecero con grandi lotte i loro nonni, per ottenere almeno quel minimo che (sempre i nonni) hanno ancora oggi..lasciandoci a volte pure la pelle !! Ovviamente tutti noi (anziani), sindacati svenduti in testa, abbiamo la colpa di non aver saputo trasmettere questa capacità di lotta ma non è mai troppo tardi per capire che, piegandosi supinamente, si potrà (forse) sopravvivere ma perdendo qualunque possibilità di un futuro migliore per se stessi e i propri figli..ammesso se ne possano avere non avendo prospettive !!"
Grazie per l’attenzione
Vincenzo Mannello
Cosa fare per i giovani, come trarli dall’incaglio dell’abbandono scolastico o della sfiducia nel trovare una collocazione sul mercato del lavoro è la vera sfida che attende la politica e ciascuno di noi. Non occuparsene, cioè rinunciare a riformare in profondità la scuola, a creare meccanismi di alternanza scuola lavoro , a rafforzare le agevolazioni per le nuove imprese giovani, significa rassegnarsi alla crisi. E che dire dei quarantenni e over 50? Ancora lontani dalla pensione, con lunghe esperienze alle spalle, a volte per troppo tempo nella stessa azienda che, per ristrutturazione o difficoltà, li lascia a casa. Ed ecco così che un giorno, a 45 o 50 anni, ci si trova di nuovo a sostenere colloqui o far circolare il proprio curriculum. Riflettiamo!