Giochi di potere

 

di Roberto Gugliotta

Il 4 marzo andremo a votare per eleggere i nuovi parlamentari a noi cronisti tocca l’onere di pungolare il potere: funziona così la democrazia, in un Paese civile, se non ricordo male. Dunque, ognuno deve fare bene il proprio mestiere, per primi i media. E invece, invece veleni e schizzi di fango volano ovunque con i partiti sempre più lontani dai problemi delle famiglie. Famiglie che stentano a vivere, ogni giorno alle prese con povertà e disoccupazione, soprattutto giovanile. Purtroppo. A Messina, città sempre timida nel rivendicare lavoro e legalità, già fioccano le polemiche: buoni, cattivi, meno buoni, impresentabili. E hai voglia a spiegare che la politica dovrebbe essere altro: salvaguardia dell’ambiente, tutela delle fasce deboli, occupazione, sanità, cultura, infrastrutture. E invece, elezione dopo elezione, a decidere il nostro destino tocca a coloro che nei Palazzi della politica vi sono stati catapultati per “sistemarsi”, o per sbarcare il lunario, grazie alla benevolenza dei capi che li hanno nominati e ricompensati per i servigi resi, più che per la libera scelta dei cittadini. E così comprendi che la classe dirigente è sempre più distante dalla gente, non si interessa più dei veri problemi dei cittadini. Non è difficile capire perché l’elezione del 4 marzo va oltre la ratifica di un accordo aziendale che vede precari, disoccupati, anziani e giovani soggetti a nuove regole di turnazione e di regolamentazione della loro vita. Non possiamo consegnare ai messinesi, al Paese, una società in cui ingiustizia, egoismo, tutela degli interessi dei privilegiati, sprechi delle risorse pubbliche siano considerati leciti. Fa impressione, soprattutto, il disinteresse e lo smarrimento del mondo politico di fronte alla guerra sulle candidature, a destra come a sinistra. Una lotta all’ultimo scranno, uno spettacolo avvilente.