Dopo il Veneto, anche il Comune di Roma chiede di derogare alla norma nazionale, introdotta la scorsa estate, che esclude dalla frequenza scolastica tutti i bambini ancora privi dei certificati vaccinali oltre il prossimo mese di marzo. Tra la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, e la sindaca di Roma, Virginia Raggi, la tensione è salita oltremodo: “Raggi, sulla base di una mozione votata dal Campidoglio – riporta la rivista Tuttoscuola – ha chiesto a Lorenzin, alla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, al presidente della regione Lazio e al presidente dell’Anci, di salvare la continuità didattica dei bambini dei nidi e delle scuole dell’infanzia, annullando l’obbligo vaccinale. Da qui lo scontro social”.
Dalla diatriba in atto si evince che il problema, come ha sempre rilevato l’Anief, appartiene prioritariamente al ministero della Salute. La scuola e gli enti locali sono ovviamente coinvolti, ma in modo meno diretto. Invece, si è trasformata una competenza puramente medico-sanitaria in un’incombenza amministrativa, introducendo un’alta mole di adempimenti, caricati sulle spalle di segreterie scolastiche già ridotte all’osso dalla cancellazione di 50mila posti negli ultimi anni e nemmeno supportate con adeguate immissioni in ruolo, visto che quest’anno è stato assunto appena un nuovo amministrativo ogni otto istituti.
E ora scoppiano le polemiche, anche a livello istituzionale. Con il diritto alla salute che rischia di compromettere quello dello studio. “Tuttavia – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – il problema non è la campagna a favore o contro, anche alla luce delle sentenze della Corte Costituzionale che ha confermato la validità della legge. Il punto sta nella ragionevolezza di una norma che non può ottenere l’obiettivo prefissato, poiché in certe zone d’Italia meno del 30 per cento dei bambini fino a sei anni è iscritto agli asili nido e alle scuole dell’infanzia, per la cui frequenza è necessario avere fatto le vaccinazioni obbligatorie”.
“Senza dimenticare – continua il sindacalista autonomo – che dopo avere oltrepassato le proprie competenze, visto che il diritto a frequentare la scuola è previsto dalla Costituzione, lo Stato ha approvato una norma senza il benché minimo raccordo con gli istituti scolastici. Inoltre, nella scuola dell’obbligo, sempre in base alla nuova legge, decade la vaccinazione obbligatoria, sostituita dall’ennesimo ‘balzello’, visto che si sanzionano pure le famiglie con figli dai 6 ai 16 anni che non hanno rispettato l’obbligo vaccinale”.