EMERGENZA CINGHIALI

Una questione non nuova, che ha radici lontane. Bisogna tornare al 1° settembre del 2015, quando fu convocato, per l’indomani, un incontro nella sede dell’assessorato comunale all’ambiente. La necessità di quella riunione era conseguenza delle numerose segnalazioni che raccontavano di un esponenziale aumento di esemplari di cinghiale. Sparsi, non solo nei boschi dei Peloritani, ma anche in tutti i villaggi collinari e, in casi eccezionali, anche nelle vie del centro cittadino. Occorreva stemperare un certo clima di allarmismo che si era creato, ma soprattutto dare vita ad un’azione coordinata e tempestiva per ridimensionare il problema.

A due anni e mezzo di distanza, è arrivato il momento di tirare le somme: il problema non è stato risolto. Anzi, si è ingigantito, come dimostrano le numerose segnalazioni inviate al sottoscritto, in queste settimane, da numerosissimi cittadini che vivono nei villaggi collinari e non solo (San Licandro, Annunziata, Rione Ogliastri ecc.). Nessun intervento, nessun atteggiamento che palesasse l’interesse dell’amministrazione comunale rispetto a un tema che provoca non pochi disagi. Tanto basta per costringerci a ricominciare da dove c’eravamo lasciati. Ripropongo, per questo, un documento che ho fatto circolare nei giorni in cui si accesero i fari sulla questione. Una soluzione praticabile, a sostegno di un’amministrazione comunale paralizzata dall’inconsistenza, dall’incapacità d’intervento e soprattutto da una spregiudicata sordità rispetto alle istanze dei cittadini. I livelli di criticità raggiunti da questo disagio, sia chiaro, hanno un solo responsabile: Renato Accorinti.
Al sindaco di Messina, per l’ennesima volta, è bene ribadire la gravità dei danni connessi alla presenza in costante espansione di cinghiali nei nostri territori collinari. Tale pressione, infatti, comporta danni evidenti alle attività economiche rurali (coltivazioni ma anche allevamenti), problematiche di assetto del territorio (soggetto a piccole frane e smottamenti), ma genera, anche, una certa preoccupazione per l’aggressività che tali animali possono manifestare laddove percepiscano situazioni di pericolo, come peraltro inevitabilmente avviene nel caso di branchi che vagano in pieno centro cittadino. Inoltre, sembrerebbe vi sia una elevata percentuale di animali ammalati di tubercolosi con evidenti rischi di epidemie e possibilità di contagio. Pur ribadendo la necessità di scongiurare ogni inutile allarmismo, si ritiene necessario introdurre, anche temporaneamente, alcuni provvedimenti urgenti:
– dichiarazione dello stato di emergenza con individuazione di un commissario dotato dei necessari poteri;
– riconoscimento, in ragione dello stato di emergenza, di condizioni più flessibili nella disciplina dell’attività venatoria rispetto a quanto stabilità con il Calendario Venatorio e il Decreto che regolamenta l’attività venatoria, per la stagione 2015/2016, nel sito Natura 2000 ITA030042 Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area marina dello Stretto di Messina, che attualmente limitano la caccia al cinghiale nel territorio in oggetto al periodo 1 novembre 31 gennaio, con diverse restrizioni operative;
– istituzione di un servizio di prelievo in sicurezza dei capi di cinghiale che si trovassero nei centri abitati;
– valutazione, come extrema ratio qualora l’ampliamento delle condizioni di cacciabilità non fossero sufficienti a riequilibrare la pressione ambientale, dell’adozione di piani di cattura o abbattimento, anche selettivi, recentemente normativamente ammessi «nel caso di abnorme sviluppo di singole specie tale da compromettere gli equilibri ecologici o tale da costituire un pericolo per l’uomo o un danno rilevante per le attività agrosilvopastorali»; nei parchi, nelle riserve e nelle aree della rete Natura 2000, come nel caso dei Peloritani Messinesi, «eventuali prelievi faunistici e abbattimenti selettivi sono limitati a quelli necessari per ricomporre squilibri ecologici accertati dal gestore dell’area protetta».

Il Consigliere della V Circoscrizione
Paolo Barbera