Mina derivati da oltre 22 miliardi di euro sui conti pubblici italiani. I titoli derivati presenti sui bilanci dello Stato centrale e degli enti locali ammontano a più di 22 miliardi. Il dato, registrato a giugno 2018, è comunque in lieve calo di 1,8 miliardi (-7,55%) rispetto ai 24,3 miliardi di giugno 2017.
Nell’ultimo anno i titoli altamente speculativi sono calati, tra l’altro, anche nell’interno comparto privato (banche, assicurazioni, fondi), ma resta comunque enorme l’ammontare di titoli tossici: nelle banche il calo è stato di 17 miliardi e nelle assicurazioni di 160 milioni; nelle aziende si è registrata una diminuzione di quasi 3 miliardi, mentre per quanto riguarda le singole famiglie c’è una discesa di 21 milioni di euro.
In totale, la massa di derivati finanziari presenti in Italia è pari a 160 miliardi in calo di oltre 21 miliardi (-11%) rispetto ai 182 miliardi di giugno 2017. Questi i dati principali di un rapporto del Centro studi di Unimpresa sull’andamento dei derivati finanziari negli ultimi 12 mesi.
“Il dato relativo alla perdite potenziali legate alla finanza spericolata, sui conti pubblici, è assai preoccupante, anche se in miglioramento. Si tratta di un andamento che merita attenzione e pure qualche spiegazione da parte di chi ha in mano le chiavi della finanza statale e locale” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, l’ammontare complessivo delle perdite potenziali derivati finanziari in Italia è passato dai 182,6 miliardi del primo semestre 2017 ai 160,9 miliardi del primo semestre 2018, con una contrazione di 21,6 miliardi (-11,86%). I dati si riferiscono alle passività sui bilanci, vale a dire le operazioni potenzialmente in perdita.
Si osserva una convergenza di massima tra il settore pubblico e quello privato, con la sola eccezione degli enti locali. Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, i derivati in perdita sono calati di 1,8 miliardi (-7,55%) da 24,3 miliardi a 22,4 miliardi: sono diminuiti i derivati dello Stato centrale, passati da 23,2 miliardi a 21,4 miliardi con una discesa di 1,8 miliardi (-7,95%), mentre i derivati degli enti locali sono passati da 1,01 miliardi a 1,03 miliardi in salita di 17 milioni (+1,68%).
Per quanto riguarda i privati, si è invece registrata una diminuzione complessiva di 19,8 miliardi (-12,53%) da 158,2 miliardi a 138,4 miliardi.
I derivati in perdita presenti sui bilanci delle aziende sono scesi di 2,9 miliardi (-26,23%) da 11,4 miliardi a 8,4 miliardi, quelli delle banche sono arretrati di 17,2 miliardi (-10,54%) da 164,02 miliardi a 146,7 miliardi, quelli dei fondi sono scesi di 1,2 miliardi (-19,33%) da 6,2 miliardi a 5,04 miliardi, quelli delle assicurazioni sono calati di 160 milioni (-18,98%) da 843 milioni a 683 milioni. In discesa anche la piccola quota di derivati “in mano” alle famiglie che sui loro bilanci hanno perdite potenziali per 66 milioni in calo di 21 milioni (-24,14%) rispetto agli 87 milioni di un anno fa.