Lotta alla ‘Ndrangheda senza confini. Parte oggi il progetto “I Can” (Interpol cooperation against ‘Ndrangheta) che vede coinvolti 10 Paesi del mondo, oltre all’Italia e all’Interpol. Una strategia di attacco globale con un impegno economico di quattro milioni e mezzo di euro per tre anni di lavoro.
Rientrano nel progetto l’Argentina, l’Australia, il Brasile, il Canada, la Colombia, la Francia, Germania, gli Stati Uniti, la Svizzera e l’Uruguay. Una rete di collaborazione ed intervento per un attacco globale contro un nemico comune oggi presente in 32 Paesi di quattro continenti (Europa, Africa, America e Oceania), di cui 17 Stati europei.
I tre pilastri su cui si fonda il progetto sono: la realizzazione di un programma di consapevolezza (awareness) globale per colmare la mancanza di notizie di dettaglio sul metodo di infiltrazione della ‘ndrangheta; l’utilizzo e lo sviluppo delle più moderne tecnologie per l’analisi operativa, anche di natura predittiva; la realizzazione di attività operative coordinate volte all’arresto di latitanti e al sequestro e confisca dei beni illecitamente acquisiti.
L’Italia ha costituito un hub, presso la Direzione centrale della Polizia criminale, la cui componente di livello strategico coinvolge i vertici delle Forze di polizia, della Direzione investigativa antimafia e della Direzione centrale dei servizi antidroga, con il supporto della Direzione nazionale antimafia ed antiterrorismo.
Le Forze di polizia italiane lavoreranno insieme come un’unica squadra che rappresenterà il punto di riferimento per tutti i Paesi coinvolti, dall’Fbi ai capi delle polizie europee e del Sudamerica. Non si tratterà solo di scambio di informazioni e buone pratiche, ma anche di arresti e sequestri di patrimonio.