Ogni anno, in tutto il mondo, il 13 settembre viene ricordata la Giornata mondiale per la lotta alla sepsi World Sepsis Day, un’iniziativa globale volta ad accrescere la consapevolezza pubblica, in merito a una delle principali cause di morte e disabilità per milioni di persone ogni anno. Quest’anno si celebra il 10° anniversario della Giornata.
La sepsi è un’emergenza medica che si verifica quando la risposta del corpo verso una infezione danneggia i propri tessuti e organi ed è sempre causata da un’infezione, come polmonite o malattia diarroica. La sepsi può portare a shock, insufficienza multiorgano e morte, soprattutto se non riconosciuta e trattata prontamente. La sepsi è un percorso comune verso la morte per la maggior parte delle malattie infettive in tutto il mondo, tra cui quelle causate da SARS-CoV-2, ebola e altri microrganismi patogeni.
Nel mondo si verificano ogni anno circa 47-50 milioni di casi, l’80% dei quali avvengono al di fuori di un ospedale. Il 40% dei casi di sepsi sono bambini di età inferiore ai 5 anni. Globalmente, 1 decesso su 5 è associato a sepsi, e causa almeno 11 milioni di decessi l’anno.
Il 50% dei sopravvissuti alla sepsi sviluppa una sindrome post-sepsi
La sepsi colpisce tutto il corpo umano, quindi anche il recupero coinvolge l’intera persona. La maggior parte dei pazienti che sopravvivono alla sepsi si riprende completamente, mentre altri possono affrontare conseguenze a lungo termine. E’ importante sapere che il recupero può richiedere mesi o anni. Gli effetti post-sepsi, spesso chiamati sindrome post-sepsi o sintomi post-sepsi, possono presentare conseguenze molto diverse, che a volte compaiono anche dopo anni.
La letteratura scientifica dimostra che gli effetti a lungo termine della sepsi si verificano fino al 50% dei sopravvissuti alla sepsi, che soffrono di sequele fisiche, cognitive e psicologiche persistenti. Nonostante molti progressi, le grandi disuguaglianze nella disponibilità di risorse sanitarie e la relativa attenzione prestata alla sepsi minano gli sforzi per migliorare la prevenzione, il riconoscimento e la gestione della sepsi, in particolare nei Paesi in via di sviluppo (Low-to-Middle-Income Country, LMIC), una situazione amplificata dall’attuale pandemia di COVID-19.
Nel periodo pandemico attuale, esperti internazionali hanno evidenziato l’importanza di riconoscere che i pazienti critici con COVID-19 hanno sepsi virale. Infatti, i pazienti che sopravvivono ad altre forme di sepsi subiscono effetti negativi a lungo termine simili a quelli dei pazienti con “long-COVID” o “COVID a lungo termine”, sebbene non siano ugualmente ben riconosciuti.
La European Society of Intensive Care Medicine (ESICM), la Global Sepsis Alliance (GSA) e la Society of Critical Care Medicine (SCCM) hanno messo in luce come sia necessario mantenere l’attenzione sulle misure di prevenzione delle infezioni e utilizzare le piattaforme digitali di successo istituite per sostenere la ricerca sulla sepsi, anche integrando la sepsi nei sistemi sanitari nazionali, come sollecitato dalla risoluzione WHA (World Health Assembly) del 2017.
Nel 2016, la Global Sepsis Alliance ha istituito il World Sepsis Congress, (ultima edizione “Advancing Prevention, Survival, and Survivorship of Sepsis and COVID-19”).