“Sicilia: giusto ripartire dal 3 maggio, ma anche prima. Lo sblocco economico del Paese deve iniziare dal Mezzogiorno. Nel prossimo fine settimana le decisioni della cabina di regia Stato-Regioni“. Documento di CapitaleMessina a firma del portavoce Gianfranco Salmeri…
Assolutamente condivisibile la posizione del Presidente della Regione di far ripartire la Sicilia dal 4 maggio, ma noi diremmo anche prima.
I numeri del contagio, per fortuna, in Sicilia diminuiscono ogni giorno di più. Gli epidemiologi ipotizzano che ormai si è fuori dal picco e non manca molto tempo per arrivare alla fatidica soglia di nuovi contagi zero, si ritiene due/tre settimane. Certo, le previsioni statistiche, così come quelle del tempo, possono essere imprecise, ma la temuta esplosione del contagio in Sicilia e nel Mezzogiorno in generale non c’è stata e difficilmente ci sarà.
Ci ha aiutato sicuramente la fortuna di essere distanti geograficamente dal focolaio epidemico originario, ma anche le misure messe in atto, ed osservate disciplinatamente, bisogna riconoscerlo, dai siciliani. Misure in alcuni casi più rigorose di quelle attuate in altre regioni, e introdotte con grande tempestività; molti ricorderanno che mentre a fine febbraio il governatore del Piemonte Cirio sosteneva un improvvido ritorno alla normalità, negli stessi giorni Musumeci invitava i turisti del nord a non venire in Sicilia.
Adesso, però, bisogna pensare a ripartire e lo sblocco economico non può che essere differenziato per aree geografiche. E stavolta a dare l’avvio deve essere il Mezzogiorno.
Sbloccare le aree meno colpite, consentirà di compensare, anche se parzialmente, la capacità produttiva delle regioni più colpite, vedi Lombardia e Piemonte, che non ancora in condizioni di sicurezza, potranno sopportare limitazioni più prolungate nel tempo.
Le regioni del Sud, invece, possono, anzi devono ripartire sin da subito, con le ovvie misure di tutela dei lavoratori e del contesto territoriale.
La Sicilia può, a esempio, iniziare a riaprire i cantieri edili, ma anche l’attività dei cantieri nautici, e dei lidi balneari, come si è fatto in Liguria.
E se la Puglia ha autorizzato la ripresa del lavoro di alcune delle sue industrie, tra cui un mobilificio, perché non farlo anche in Sicilia? Così come riteniamo sia vitale per il settore della ristorazione e della ricettività turistica iniziare da subito una ripresa, cauta e graduale, per scongiurare una crisi irreversibile del settore.
Tutto ciò, ovviamente, senza abbassare la guardia, mantenendo la macchina sanitaria allestita contro la minaccia del virus, sempre in moto, stabilizzando i posti letto di terapia intensiva, che la Regione ha incrementato colmando il gap che esisteva rispetto ad altre aree del paese, e congiuntamente allo screening sierologico che si sta avviando.
Ma far ripartire gradualmente e in sicurezza, già da adesso, l’economia isolana, si può e si deve: il lockdown brucia nell’isola in media 500 milioni a settimana e il Governo regionale ed i siciliani hanno dimostrato la capacità e la consapevolezza necessarie per affrontare la sfida attuale.
Ci auguriamo che la riunione della “Cabina di regia Stato-Regioni” che dovrebbe aver luogo domani con la presenza del Presidente Musumeci, vedrà prevalere la ragionevolezza dei dati epidemiologici, rispetto alle fughe in avanti delle regioni del Nord ancora in piena crisi sanitaria.