Le vendite tornano in territorio positivo. Dopo un aprile col segno meno, sia in volume che in valore, le rilevazioni Istat sulle vendite al dettaglio segnano a maggio un ritorno in positivo su entrambe le voci rispetto al mese precedente. A trainare le vendite alimentari, mentre per il no-food le notizie sono meno positive.
Così Confesercenti.
Il quadro mostra alcune ombre analizzando l’andamento tendenziale: rispetto a maggio dello scorso anno, la variazione positiva in valore è di fatto annullata dall’inflazione, nonostante il rallentamento di quest’ultima. Si registra dunque sull’anno ancora una flessione in volume, pari a quasi 1 punto percentuale per entrambi i format del retail fisico, grande distribuzione e piccole superfici.
Nonostante il recupero del reddito disponibile, dunque, la spesa degli italiani stenta a ripartire. A confermarlo anche le stime Istat sul primo trimestre dell’anno: tra gennaio e marzo, a fronte di un aumento del reddito disponibile del 3,5% sul trimestre precedente, solo in minima parte eroso dall’inflazione (0,2 punti), la spesa delle famiglie è aumentata appena dello 0,5%.
Questo significa che della crescita di 9,1 miliardi del potere d’acquisto solo 1,6 miliardi sono stati effettivamente destinati a nuovi consumi, con un saggio di risparmio risalito di ben 2,6 punti nell’arco di un trimestre. Ampliando lo sguardo in prospettiva storica ed escludendo l’eccezionale periodo dei lockdown, le famiglie italiane non manifestavano una disponibilità al consumo tanto bassa dal lontano 2009. Il consistente abbassamento della propensione al consumo può essere collegato alla necessità di ricostituire i risparmi bruciati durante due anni di alta inflazione, e anche al permanere degli alti tassi di interesse, che da una parte comportano una riduzione dei flussi di credito, dall’altra aumentano il rendimento del risparmio.
La situazione dovrebbe migliorare gradualmente con il rallentamento dell’inflazione e il progressivo rinnovo dei contratti nazionali, e anche i saldi estivi – in partenza domani – potrebbero dare una spinta alle vendite non alimentari: secondo le nostre stime, potrebbero generare 3,5 miliardi di euro di vendite. Serve, però, anche un’accelerazione sul taglio dei tassi: mantenerli a questi livelli rischia di soffocare la ripresa dei consumi.