Cresce in Gran Bretagna l’allarme per i seni al silicone della Pip. Dopo aver minimizzato la polemica, il ministero della Sanità ha deciso di aprire un’inchiesta avendo ricevuto un rapporto secondo cui la frequenza di rottura delle protesi, con conseguente rilascio nell’organismo di silicone di qualità industriale potenzialmente cancerogeno, è sette volte maggiore di quanto si ritenesse finora. Transform, la maggiore catena di chirurgia estetica, ha fornito i nuovi dati al ministero che ha deciso di indagare se i dati ottenuti finora da società private siano realmente affidabili. La nuova indagine potrebbe indurre il governo britannico a cambiare linea e consigliare alle donne che si sono fatte impiantare protesi Pip di farle rimuovere a spese del servizio sanitario nazionale. Il costo in tal caso sarebbe di 150 milioni di sterline a carico dei contribuenti. Gli impianti al centro dello scandalo sono quelli prodotti dalla Poly Implants Protheses, una società francese, con silicone per materassi e non quello autorizzato dalle autorità sanitarie. Costavano meno delle altre e in Gran Bretagna sono stati impiantati in circa 40 mila donne tra cui – ha appreso il Sunday Telegraph – tremila pazienti del servizio sanitario nazionale che le avevano ricevute dopo una mastectomia. Nel 2006 e 2007, riporta oggi il quotidiano britannico, chirurghi plastici in Gran Bretagna avevano messo in guardia contro l’uso delle protesi che sono state poi messe al bando ma solo quattro anni più tardi. Sono intanto salite a 400 le donne britanniche che stanno preparando azione legale.