"L’ultima partita sul ‘suo’ ospedale se la vedrà da lassù, molto più su del cupolone con San Raffaele che avrebbe voluto più alto di San Pietro a Roma. Ma di sicuro – scrive LA STAMPA – a don Luigi Verzè sarebbe piaciuto meno di niente vedere la ‘sua’ creatura finire nelle mani del laico Giuseppe Rotelli, il ‘re Mida’ della sanità che l’ultimo dell’anno ha messo sul piatto 305 milioni di euro in contanti, per non far morire questa struttura di eccellenza alla periferia di Milano, oberata di debiti e in coma profondo da mesi, dopo una gestione che dire dissennata è poco. A tre giorni dalla chiusura dell’asta per delineare il futuro del San Raffaele – si chiude il 5 gennaio, chi compera si becca pure 1,5 miliardi di euro di passivo – non ci sono infatti altre offerte oltre a quella del gruppo San Donato di Rotelli. Nell’unica busta arrivata per ora nello studio del notaio milanese Enrico Chiodi ci sono le 47 pagine stilate dal gruppo San Donato con quell’offerta superiore di 55 milioni di euro a quanto avrebbe stanziato la Santa Sede e la famiglia Malacalza, già arrivate in soccorso dell’ospedale. A rendere più appetibile l’offerta di Giuseppe Rotelli c’è poi la proposta, messa nero su bianco, di accollarsi altri 500 milioni di passività oltre al buco di 1 miliardo e mezzo di euro.
Chiunque volesse comperarsi il San Raffaele dovrebbe quindi superare l’offerta di 305 milioni – 5 milioni in più dei 50 necessari per partecipare alla gara – e fare due conti sulla voragine di bilancio dell’ospedale. Un eventuale altro acquirente dovrebbe quindi considerare l’ipotesi di sborsare oltre 2 miliardi e 300 milioni – tra cash e passività di bilancio – per accollarsi la gestione di una struttura dove il management è sotto inchiesta, il vice di don Verzè, Mario Cal, si è suicidato a luglio e i creditori sono alle porte. Un’ipotesi che ha già spaventato Gianfelice Rocca del gruppo industriale italo-argentino Techint che controlla la clinica Humanitas di Milano e che, fatti due conti, ha deciso di lasciar perdere la partita: troppi debiti, futuro troppo incerto, presenza della magistratura che ha aperto un’inchiesta da tempo, troppo, troppo attenta. Ma da qui al 5 gennaio e’ sempre possibile l’epifania di un altro acquirente. Intanto in campo rimane pur sempre la cordata Ior-Malacalza che siede già nel consiglio d’amministrazione della Fondazione Monte Tabor. Alla Santa Sede, alleata con il gruppo imprenditoriale Malacalza che gia’ spazia dall’acciaio alle costruzioni, basterebbe pareggiare l’offerta del gruppo Rotelli per acquisire definitivamente il controllo del San Raffaele.
Un’eventualita’ stabilita dai commissari straordinari della struttura e su cui il Vaticano ha tempo fino al 10 gennaio per decidere una volta per tutte se prendere o lasciare. Una decisione non facile che vede la Santa Sede impegnata ai massimi livelli, a partire dal segretario di Stato Tarcisio Bertone. A far pendere in un senso o nell’altro la scelta di continuare l’impegno con il San Raffaele oltre a due banali conti di bottega – c’è pure l’eventualità di lasciare l’ospedale nelle mani di Giuseppe Rotelli. Don Verze’ in persona, il 30 giugno dell’anno scorso, decise di bloccare una prima offerta di 250 milioni di euro del gruppo San Donato, aprendo così la strada al Vaticano. Oggi che don Verzè nel bene e nel male non c’è più – ‘Mi sento come Gesù Cristo tempestato di insulti sulla croce’, l’ultima polemica dichiarazione c’è chi spera che il calvario finanziario del San Raffaele finisca presto.
Un auspicio scritto pure nel cartello all’ingresso della Direzione sanitaria: ‘Tutto è possibile a chi crede’. Ma la fede non basta. Ci vogliono almeno 305 milioni e un euro".