"Dopo gli aumenti al Senato, con il nuovo anno scattano (piccoli) rincari anche per la buvette di Montecitorio che sfama e disseta deputati, giornalisti, funzionari parlamentari e portaborse nei giorni di seduta, ma anche quando l’emiciclo è deserto. Un caffè al banco – riporta il Corriere -, dunque, passerà da 70 a 80 centesimi, il cappuccino da un euro a un euro e 10, il cornetto da 80 a 90 centesimi. Aumenti anche per i succhi di frutta (da uno a due euro), per la pizza bianca ripiena di mozzarella e prosciutto (da 2,50 e 3 euro), per la pizzetta rossa (da 1,50 a 2,50 euro) e per la frutta (mele, pere, banane lievitano da 50 centesimi a un euro) mentre i fritti (supplì, crocchette, arancini) passano da un euro a un euro e 30. Il nuovo listino, in vigore da ieri, propone ai frequentatori della buvette della Camera prezzi sempre e comunque convenienti rispetto a quelli praticati dai caffè del centro storico della Capitale. Il tramezzino ‘semplice’ costa ora 2,50 euro (prima due euro) e quello ‘special’ 2,80 euro (anzichè 2,50). E qualcosa di più i deputati dovranno spendere anche per gli aperitivi: gli analcolici passano da 1,50 euro a 3,50 euro mentre gli aperitivi alcolici lievitano da due euro a 4,50 euro. La decisione di ritoccare il listino, adottata dall’ufficio di presidenza su proposta dei questori, si inserisce nella (lenta) politica di adeguamento dei prezzi dei servizi assicurati nel Palazzo di Montecitorio. Per questo e’ in programma anche un aumento del conto medio che i deputati (e i giornalisti parlamentari che hanno la pazienza di attendere un posto libero ai due tavoli loro riservati) pagano per un pasto seduti a tavola al ristorante della Camera. Novità in vista, e probabile chiusura nell’orario serale della cena, anche per il self service sotterraneo riservato agli impiegati, agli assistenti parlamentari e ai funzionari che comunque ha visto aumentare i suoi clienti (ci mangiano anche parlamentari e giornalisti) dopo la chiusura della mensa di Palazzo San Macuto in via del Seminario e l’aumento consistente dei prezzi praticati dal ristorante del Senato. A Palazzo Madama, infatti, c’e’ stato nel mese scorso il primo consistente ritocco ai prezzi del ristorante che pero’ ha mandato in crisi la gestione della cucina riservata ai parlamentari. La Gemeaz Cusin, che gestisce il ristorante del Senato e la buvette, ha deciso di rescindere il contratto con il Senato e, in attesa, di definirne lo scioglimento consensuale, ha inviato le prime 9 lettere di licenziamento. Cosi’, prima di Natale, una trentina di lavoratori della Gemeaz hanno anche occupato i locali del ristorante per svolgere un’assemblea sindacale. Al Senato, dunque, il risultato dell’aumento dei prezzi della ristorazione ha indotto senatori e giornalisti a preferire mense piu’ convenienti. A Palazzo Madama, per esempio, nell’arco di pochi giorni il prezzo di un filetto di manzo e’ triplicato arrivando a circa 25 euro. Secondo i dipendenti della ditta che gestisce il ristorante del Senato il primo effetto di questa operazione e’ stata la richiesta di cassa integrazione per 20 dipendenti sui 68 totali. Sui costi della politica, ieri e’ intervenuto anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, con una proposta che intende equiparare lo stipendio dei parlamentari a quello dei primi cittadini delle grandi citta’: ‘Ai parlamentari darei la stessa cifra che guadagno io come sindaco di una grande citta’: 4.200 euro al mese. E abolirei ogni finanziamento ai partiti. Oggi fare manifesti elettorali non serve. C’e’ la Rete’".