"Quando un uomo che ha superato i 90 anni, ed è stato governatore della Banca d’Italia, premier e presidente della Repubblica, decide di scrivere un’epistola a chi ha ancora quasi tutta la vita davanti, e in aggiunta la dedica alle nipoti e ai pronipoti, quell’uomo decide di dire la verità. La sua verità. Questo – scrive Massimo Mucchetti sul Corsera – ha fatto Carlo Azeglio Ciampi con la sua ultima fatica intitolata A un giovane italiano, in libreria da oggi per Rizzoli (pagine 154, 14). Il presidente vuole incoraggiare il suo innominato giovane amico a tracciare la propria strada, senza superbia e senza timori: ‘Continua nei tuoi progressi ú conclude citando il Seneca delle Lettere a Lucilio – e capirai che sono meno da temere proprio quelle cose che fanno più paura’. La retorica è in agguato, ma Ciampi la esorcizza mettendo sul tavolo i passaggi salienti della sua vita: dalla giovinezza durante il fascismo al periodo della guerra e della ricostruzione, dai colloqui con Guido Calogero confinato a Scanno al Partito d’Azione, dalla rupture del ’68, vista con l’allora governatore Guido Carli dalla Banca d’Italia, fino al movimento degli indignados, derubati del futuro dalla Grande Crisi. Ed è sulla Grande Crisi che il presidente da’ il meglio. Con la violenza evangelica di chi vorrebbe scacciare i mercanti dal tempio, Ciampi prende le distanze dal pensiero unico degli ultimi trent’anni. Sentenzia: ‘Hanno sfidato la legge morale che consente di distinguere il consesso umano dalla foresta’. E ancora: ‘Hanno fatto della finanza (quella finanza che nei manuali di economia apprendiamo essere al servizio della produzione, dello scambio, dello sviluppo) la foresta dove appagare appetiti ferini, dove impera la legge non scritta del cinismo, del disprezzo di ogni valore che non sia quello del guadagno, del successo, del potere’. Questa non e’ una crisi economica qualsiasi, e’ un passaggio d’epoca. Le foto dei colletti bianchi newyorchesi che, in un pomeriggio di settembre del 2008, varcano per l’ultima volta la porta della Lehman Brothers hanno la stessa forza simbolica dei celebri scatti di Robert Capa e di Nick Ut, il miliziano repubblicano caduto della Guerra civile spagnola sotto il piombo franchista e la piccola vietnamita nuda e piangente sulla strada di Saigon inondata dal napalm americano. E’ finita un’epoca nella quale la societa’ ú e la banca in particolare – ha creduto possibile organizzarsi attorno all’obiettivo della ‘creazione di valore per gli azionisti’. Un obiettivo che il presidente giudica meritevole, purche’ subordinato a obiettivi più vasti. Che per le banche si riassumono nel fornire credito all’economia.