Con la odierna bocciatura dei due referendum elettorali da parte della Corte Costituzionali, è più che mai d’attualità riproporre un problema che avevamo già sollevato nel 2009, facendo depositare in Senato due disegni di legge: perchè il giudizio di ammissibilità della Corte Costituzionale sia espresso prima della raccolta firme e per l’abolizione del quorum del 50%+1 degli aventi diritto. Negli ultimi anni, di fatto, i referendum che sono risultati scomodi al potere nel suo complesso, non sono mai stati ammessi, e mobilitazioni e soldi di migliaia e milioni di cittadini sono finiti al macero. E’ questa la democrazia diretta referendaria che vogliamo? Cioè quella fatta di finzioni e di sperpero di energie civiche e civili che potrebbero, altrimenti, contribuire all’assetto e alla crescita democratica del nostro Paese. Purtroppo sembra che così voglia il potere costituto quando esso stesso viene rimesso in discussione a 360 gradi. Non a caso, infatti, il recente referendum “bidone” che avrebbe dovuto rendere pubblica l’acqua… che era già pubblica, pur vinto dai proponenti, continua a non essere applicato (le s.p.a. continuano a gestire gli acquedotti e non ci sono avvisaglie di modifiche).. un referendum che nei fatti era per far contare l’opposizione al governo di quel tempo. Mentre il referendum contro il nucleare trovava di fatto favorevole maggioranza e opposizione di governo… quindi si sarebbe potuto anche non fare. I referendum bocciati oggi, invece, avrebbero dato fastidio all’attuale e complessivo assetto di potere delle Camere, basato sulle scelte dei capi di partito e non direttamente degli elettori. E una volta perchè non si raggiunge il quorum (fecondazione assistita), un’altra volta perchè la Corte Costituzionale non li ammette (quelli odierni), ecco che i referendum non servono più a niente… ma solo a scemare la forza e le energie dei proponenti. Si dica chiaramente che i referendum non sono armonizzabili col nostro sistema di governabilità e si abbia la capacità di abrogare le leggi di attuazione (lasciando inattuato lo specifico articolo costituzionale che li prevede), ma non si continui in questo gioco al massacro. Ne va della credibilità delle istituzioni verso se stesse e verso coloro che dovrebbero dar loro sostanza, gli elettori.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc