"La stabilità delle banche è un ‘fattore chiave’ nello scenario di incertezza che regna nell’economia. Sarà per questo – scrive l’inviato del Corsera a Francoforte – che ieri il presidente della Bce, Mario Draghi, è sembrato più disponibile di altre volte a recepire le ragioni degli istituti di credito. Così a chi chiedeva cosa pensasse del fatto che i gruppi di tutta Europa, Italia compresa, depositassero la liquidità ricevuta in abbondanza dalla Bce, nei forzieri della stessa Banca centrale, parcheggiandola invece di impiegarla in prestiti a imprese e famiglie, ha risposto che ovviamente non si trattava degli stessi flussi di denaro. E che anzi la liquidità immessa da Eurotower, che ripeterà l’esperimento a breve, sta servendo al suo scopo, che è di contribuire a migliorare la situazione di funding, di finanziamento, delle stesse banche. In modo che queste possano dare credito all’economia senza inasprire le condizioni. Non per nulla l’obiettivo di evitare il credit crunch infatti, secondo i dati della Banca centrale europea, è stato evitato. Ma ancora di più si può dire che Draghi sia stato di parte, quella delle banche, nel braccio di ferro del sistema creditizio con l’Eba, l’autorita’ di vigilanza europea presieduta da Andrea Enria che ha imposto aumenti di capitale (piu’ di 114 miliardi entro giugno per le banche europee di cui circa 15 per le italiane) sulla base di un test che ha preso in considerazione anche i titoli pubblici in portafoglio valutandoli (e quindi nel caso di Bot e Btp svalutandoli) a prezzi di mercato. A protestare piu’ degli altri sono stati i gruppi italiani con Abi in testa e poi quelli tedeschi. Ebbene il numero uno di Eurotower ha in sostanza detto che l’Eba ha sbagliato i tempi. Ha fatto una giusta analisi, un test di per se’ corretto, ma lo ha voluto applicare nel momento meno opportuno finendo per provocare effetti proclitici. Finendo cioe’ per peggiorare la situazione, aggravando le tensioni e aggiungendo un freno in piu’ all’espansione dei prestiti all’economia. L’iniziativa dell’Eba nasce all’interno del pacchetto anticrisi deciso dai leaders europei ma e’ stata l’unica misura ad andare avanti mentre gli altri pilastri del piano come il rafforzamento del Fondo salva Stati sono rimasti indietro. L’esercizio dell’Autorita’ di Londra ‘era giusto in se stesso ma e’ stato deciso quando le cose erano molto differenti da quelle di oggi’, ha detto Draghi. Si sarebbe, cioe’, dovuta verificare ‘un’ottimale sequenza di eventi: prima di tutto i governi avrebbero dovuto avere risorse a disposizione per intervenire a sostegno delle banche nel caso che gli stress test dell’Eba avessero mostrato necessita’ di capitale aggiuntivo’. Cosa che non si e’ verificata nel momento in cui le conseguenze del test sono diventate operative. In secondo luogo l’Efsf, il Fondo salva Stati ‘avrebbe dovuto essere gia’ funzionante per fornire un impatto positivo sul mercato dei debiti sovrani. Ma l’Efsf non era attivo nel momento in cui l’Eba ha completato l’esercizio’. Cosi’ le necessita’ di capitale delle banche sono state individuate sulla base di prezzi di Bond sovrani sotto estrema tensione. Per non contare che ‘nello stesso tempo la situazione economica e’ cambiata’.
Cosi’ in tali circostanze l’esercizio dell’Eba ha mutato segno ‘ed e’ diventato prociclico’. ‘Sono convinto che non ci sara’ alcuna probabilita’ che possa essere ripetuto in futuro, cosi’. Ma su premesse diverse’ ha spiegato il presidente della Bce. Il quale ha anche ricordato che quando due anni fa gli Stati Uniti hanno fatto lo stress test sulle banche il governo di Washington aveva i capitali a disposizione per essere eventualmente in grado di sostenere il rafforzamento patrimoniale delle banche del Paese. Draghi non dice certo che i gruppi creditizi non debbano fare gli aumenti di capitale necessari per la loro solidita’, anzi, ma sostiene che vadano fatti ‘senza danneggiare lo sviluppo dell’economia di Eurolandia’".