La trattativa tra il governo e i 23 sindacati che rappresentano i tassisti prosegue anche oggi pomeriggio ma è braccio di ferro sulle liberalizzazioni. Alle 12 è prevista un’assemblea dei tassisti nell’area del Circo Massimo che dovra’ decidere sia come replicare alle proposte dell’ esecutivo, sia quali forme di mobilitazione mettere in campo. E’ prevista la partecipazione di migliaia di rappresentanti della categoria provenienti da tutta Italia. Già ieri nei pressi di Palazzo Chigi, dove stazionavano centinaia di tassisti in attesa di notizie, la tensione e’ esplosa e si e’ sfiorato l’intervento repressivo da parte delle forze dell’ordine. Sono esplosi petardi e si sono usati fumogeni. A Largo Chigi in serata c’è stata una nuova manifestazione, mentre nel pomeriggio i tassisti avevano bloccato la circolazione a via del Corso. Le altre città dove il traffico si e’ paralizzato per le manifestazioni dei tassisti sono state Napoli e Genova. ‘Se i tassisti continueranno in questa forma di protesta preventiva rischiano di passare dalla ragione al torto’, dichiara Renata Polverini, presidente della regione Lazio.
Gianni Alemanno, sindaco di Roma, prendendo le distanze dalle modalita’ di protesta dei tassisti, ha fatto appello alla Questura perche’ si eviti di bloccare la circolazione nel centro della citta’.
La notizia sullo stallo del negoziato l’aveva data Loreno Bittarelli, presidente del sindacato Uritaxi: l’esecutivo avrebbe presentato ai tassisti un testo leggermente modificato rispetto alla prima stesura, dove si rende piu’ vincolante il giudizio dei sindaci sulla liberalizzazione delle licenze. Questa correzione e’ ritenuta pero’ insufficiente.
Con l’eccezione della Cisl, che ha definito la proposta del governo ‘un passo in avanti’, le altre sigle sindacali si dicono insoddisfatte e confermano lo sciopero nazionale gia’ fissato per lunedi’ 23 gennaio. Solo un accordo da siglare nella giornata di oggi potrebbe evitarlo. Gianfranco Polillo, sottosegretario all’Economia, partecipando alla trasmissione televisiva ‘Ballaro”, si e’ detto ottimista sulla trattativa con le categorie interessate alle liberalizzazioni e ha annunciato modifiche da parte del governo al testo iniziale del decreto. E’ intanto slittato a venerdì il Consiglio dei ministri che dovra’ approvare il decreto. Lo ha deciso il premier Mario Monti, dopo il rinvio a febbraio della riunione trilaterale con il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliere tedesca Angela Merkel previsto in un primo momento proprio per il 20 gennaio. Oggi si terra’ una riunione tra Monti e alcuni ministri per fare il punto proprio sul decreto inerente le liberalizzazioni. Ieri sera si e’ svolto anche un vertice del Pdl a Palazzo Grazioli promosso da Silvio Berlusconi. Nella riunione si e’ discusso delle modifiche da proporre al governo sulle liberalizzazioni, della mozione unitaria con Pd e Terzo polo a sostegno degli impegni europei del governo da presentare in Parlamento la prossima settimana, di riforme istituzionali e di modifiche alla legge elettorale. Pur confermando la lealta’ del Pdl nei confronti dell’esecutivo, Berlusconi ha espresso l’opinione che le prossime settimane saranno decisive per dare una valutazione sul proseguimento dell’esperimento dell’attuale governo sostenuto da Pdl, Pd e Terzo polo. Contro il decreto sulle liberalizzazioni non sono solo i tassisti ad essere sul piede di guerra. Farmacisti ed edicolanti hanno gia’ in programma alcuni scioperi. Il 10 e 13 febbraio si asterranno dal lavoro i medici di famiglia, l’11 e 12 febbraio le guardie mediche e il 118. Anche i notai si preparano allo stato di agitazione, mentre gli avvocati hanno deciso di disertare le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario che si terranno nei distretti delle Corti d’appello il prossimo 28 gennaio. Figisc e Anisa, le associazioni dei gestori dei distributori di benzina aderenti a Confcommercio, hanno annunciato sette giorni di sciopero contro le liberalizzazioni che dovrebbero interessare il loro settore. Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua accusa il governo di voler tradire l’ esito del referendum dello scorso giugno che si e’ espresso contro la privatizzazione dei gestori degli acquedotti. Da qui la richiesta ‘di abbandonare la strada delle liberalizzazioni per quanto riguarda il servizio idrico, eliminando l’articolo 20 che compare nella bozza del decreto legge in discussione’.