L’Unione Europea è paralizzata dal fatto che "l’egoismo nazionale necessario per ottenere il consenso interno impedisce di lavorare per la causa comune in misura sufficiente a evitarne il progressivo deterioramento". Ma, rileva oggi il quotidiano cattolico Avvenire, i singoli Governi sono a loro volta paralizzati dalla paura di perdere consensi. Infatti per uscire dalla crisi servono misure impopolari e chi responsabilmente le assume rischia di pagarne il prezzo. Per questo, continua l’editoriale a firma di Andrea Lavezza, "l’Italia ha molto indugiato prima di imboccare una strada tanto virtuosa quanto scomoda, come dimostrano le nostre vicende politiche recenti. E pure, in maniera ancora più preoccupante, il moltiplicarsi di atti ostili e violenti contro Equitalia". Di fatto, ragiona il giornale della Cei, "ciò che serve all’Europa da parte di ogni Stato membro coincide esattamente con quanto ostacola la conferma al comando dei singoli capi di Stato o di governo". E "adesso che il rischio è addirittura quello del crollo, si riduce la possibilità di posticipare ulteriormente scelte impopolari per chi non le ha compiute finora". "In attesa di una maggiore, ma lontana, integrazione fra Paesi, verrebbe da augurarsi una progressiva sintonizzazione degli appuntamenti alle urne degli Stati membri. Se si potesse unificare il ciclo elettorale, tutti i responsabili nazionali subito dopo il voto potrebbero permettersi di fare piu’ concessioni ‘europeiste’, creando una finestra per le riforme meno condizionata da calcoli a breve termine. Ma svanita questa fantasia istituzionale, speriamo – conclude Avvenire – di non dover fare i conti con troppe macerie e le ammissioni contrite e tardive da parte di molti d’essere stati egoisti, di fatto e come principio".