"Che diavolo ci faceva una bionda platino in plancia di comando della Concordia alle 21.42 di venerdì 13 gennaio? E perchè era lì? Nel giorno sei di ricerca di una "verità" che consenta di attribuire responsabilità certe ai protagonisti del naufragio e dia una logica a ciò che ancora logico non appare, si avanza una ragazza moldava di 25 anni con passaporto rumeno che di nome fa Domnica Cemortan". La cronaca di Repubblica. "Una ex ballerina, già hostess a contratto della Costa che, la sera del 13 gennaio si imbarca a Civitavecchia nell’ultima crociera della Concordia e del suo amico Francesco Schettino. La donna senza cabina Il mistero che avvolge la ragazza è un segreto di Pulcinella che affaccia la sera di mercoledì e si squaglia in meno di ventiquattro ore, per diventare una formidabile, nuova arma di pressione su un uomo agli arresti domiciliari che, da oggi, dovrà spiegazioni dolorose anche alla sua famiglia. La Cemortan – accerta l’indagine – partecipa infatti a quell’allegra gazzarra che, a quanto pare, anima la plancia di comando tra le 21.30 e l’istante dell’impatto sugli scogli. La ragazza – sostiene la Costa – è regolarmente registrata a bordo e ‘risulta aver acquistato un biglietto del quale e’ possibile esibire la matrice’. Non è insomma una clandestina che il capriccio del comandante vuole a bordo all’ultimo istante. Non è dato sapere chi acquisti quel biglietto. Se sia un omaggio della Compagnia per la quale ha lavorato fino a poco tempo fa (come pure la ragazza riferisce alla stampa moldava), o un "regalo", o un acquisto di altri (la madre della ragazza, intervistata dal quotidiano rumeno Adevarul, sostiene che a comprare il biglietto è il fratello). Ma la circostanza è di scarso interesse. ‘Più interessante – chiosa maliziosamente un investigatore – è capire come mai a quella donna, che pure ha il biglietto, non risulti sia stata assegnata una cabina.
Dove dormiva?’. "BEVEVANO VINO IN ALLEGRIA" E’ certo, che, cabina assegnata o meno, tra le 20 e 44 e le 21.30, la bionda siede al tavolo di riguardo del "Club Concordia", il piu’ esclusivo e "riparato" dei ristoranti della nave. Racconta il passeggero Angelo Fabbri, ritratto casualmente in una foto ricordo con Schettino e la ragazza, scattata nel ristorante: ‘Il comandante era seduto di fronte alla signorina. Era in divisa scura, mentre la giovane indossava un abito nero e aveva le braccia scoperte. I due sono rimasti erano lì alle 21.05. Lo so con certezza perchè eravamo seduti nello stesso ristorante. Per ricordo fotografavamo le portate e in quelle immagini è rimasta impressa l’ora’. Un contesto galante (si fa per dire), dove – a stare alle testimonianze raccolte dal Secolo XIX – Schettino alza il gomito. ‘Almeno un intero decanter di vino’, con la "scolatura" a beneficio del comandante. Per mare non esiste il palloncino, ma se i passeggeri ricordano bene, è chiaro che, alzandosi da quel tavolo, a Schettino sarebbe inibita anche la guida di una Vespa. Lui, invece, in compagnia della ragazza e del maitre del ristorante prendono la scala che porta in plancia di comando. Il Giglio si avvicina e Schettino ha un’idea. Ha una gran voglia di timone. PONTE COMANDO O SALOTTINO? I tre dunque – e siamo ora a pochi minuti dall’impatto – sono in plancia. Uno spazio della nave diviso tra il ponte comando e gli alloggi del comandante: una cabina e un salottino (collocati, guardando la prua, sulla parte sinistra della plancia). Alcuni testimoni tra gli ufficiali ricordano la Cemortan non lontana dal timone. Altri, nel salottino. Un dettaglio che sposta la sua posizione di qualche metro e non cambia la sostanza. Che e’ semplice. La ragazza, al pari del maitre Antonello Tievoli (che e’ dell’isola del Giglio), sono la piccola platea che il comandante si e’ portato dietro perche’ assista alla ‘sfida’ che ha deciso di lanciare a se stesso. Accostare e "inchinare" dove nessuno ha osato mai. A un quarto di miglio dalla costa. LA TELEFONATA Alla gazzarra manca un ultimo tassello. La telefonata al commodoro in quiescienza Mario Terenzio Palombo. Che Schettino immagina al Giglio e invece e’ a casa sua a Grosseto. Raggiunto telefonicamente da "Repubblica", Palombo dice: ‘L’ho detto e ripetuto ai magistrati. A un certo punto squilla il cellulare e sento questo casino di Schettino, del maitre che dicevano che stavano davanti al Giglio e io gli ho detto: "Ma che me ne frega a me". E ho chiuso’. Schettino, insomma, carburato di vino, timona un bestione di 114 tonnellate, largo 36 metri e lungo 292, con 4.200 anime a bordo e mentre ‘sfida’ se stesso (sono le parole che ora usa anche il procuratore di Grosseto Francesco Verusio), ammicca all’amica moldava, fa fesso il maitre lasciandogli credere che voglia omaggiare il Giglio, perchè il Giglio è la casa da cui quell’uomo manca da sei mesi. E, visto che c’e’, parla al telefono. "DRITTO SUGLI SCOGLI" "Andare dritto" sugli scogli, a quel punto non e’ una delle possibilità. E’ quasi una certezza. Essere ‘distratto dai miei pensieri’, come ammette il comandante nel suo interrogatorio di garanzia, appare ora un azzardato eufemismo. E poco importa, evidentemente, se la Cemortan assista alla sfida accanto a lui che timona o allungata sulle poltroncine del salottino. I rilievi dei sub sulla chiglia della nave, certificano ora che, nel momento in cui si blocca (quello dell’impatto con gli scogli), il timone del "Concordia" e’ ‘tutto a dritta’. Segno inequivocabile che Schettino realizza all’ultimo momento la presenza dello scoglio che sta per sventrargli la nave come un apriscatole e si affida a un ultimo disperato tentativo di scartare".