Continuiamo ad assistere a prove di forza della moneta unica all’interno di mercati che per sembrano aver tentato di far cominciare una fase di decorrelazione di breve periodo. In un mercato ancora dollarocentrico, abbiamo cominciato a vedere dei piccoli movimenti che non sono andati tutti nella stessa direzione su tutto quello che siamo stati abituati ad osservare negli ultimi mesi. Parliamo soprattutto delle valute che offrono dei rendimenti superiori al biglietto verde, ovvero di euro, sterlina dollaro australiano e dollaro canadese. Questi movimenti non sono ancora sufficienti per abbandonare le correlazioni che seguiamo da diverso tempo, ma devono essere appuntati sul nostro taccuino di viaggio in quanto potrebbero dare delle indicazioni importanti nei giorni a venire. Dal punto di vista macro, oggi avremo la pubblicazione del GDP inglese, atteso in contrazione dello 0.1% sul base trimestrale e allo 0.8% su base annua, ma più importante sarà leggere quanto ci comunicheranno Sir King e il suo board nelle minute della Bank of England, che dalle ultime rilevazioni, sta sperimentando un rallentamento dell’inflazione, la vera protagonista delle ultime decisioni di politica monetaria dell’istituto centrale (aumentare gli stimoli monetari in maniera veloce per dare fiato all’economia, senza tuttavia incorrere in rialzi pericolosi dell’inflazione a causa del rallentamento globale in atto).
Sul tardo pomeriggio, precisamente alle ore 18.30 italiane anche il FOMC ci comunichera’ le proprie decisioni sui tassi di interesse e gli occhi, o meglio le orecchie, degli operatori, saranno puntate alle indicazioni sul periodo per il quale verranno mantenuti ancora i tassi nel corridoio tra 0 e 0.25%. Qualsiasi indicazione che dovesse far spostare le aspettative di un primo ritocco a rialzo prima della meta’ dell’anno prossimo, potrebbe risultare supportava per il dollaro che costerebbe di piu’ nel momento in cui ci andiamo ad indebitare per acquistare attivita’ di rischio, ma che, con tutta probabilita’ potrebbe continuare a mantenere il proprio stato di valuta rifugio in periodi di nervosismo, ancora per tutto il 2012. Un’ultima nota va spesa per i dati macro pubblicati ieri nell’area euro, che hanno aiutato la moneta unica a conservare i guadagni fatti sul dollaro. Ci riferiamo agli indici PMI, tutti superiori sia rispetto alle aspettative degli analisti, sia rispetto al precedente.
Passiamo ora alla sezione tecnica. L’analisi dell’eurodollaro ci porta ad osservare una certa fatica del cambio ad allontanarsi dal punto di rottura che abbiamo gia’ visto gravitare nei pressi di 1.30 sino dalla settimana passata. L’obiettivo del rialzo, incominciato lunedi’ della settimana passata, continua a trovarsi inizialmente a 1.30 e successivamente e’ visto transitare nei pressi di 1.3265. A supporto di questa idea possiamo trovare una precisa trendline che ha proprio origine sul minimo raggiunto dal cambio la settimana passata e che, per le prossime ore, passa perfettamente a 1.30. Una rottura del massimo precedente a 1.3070 aprirebbe la strada ad una continuazione di questo scenario di ripresa. Finalmente qualcosa di nuovo di cui parlare sul cambio UsdJpy. Dopo tre settimane esatte di range trading compreso in 70 pip abbiamo avuto una rottura della configurazione a rettangolo con una buona dose di volatilità al seguito. 77.30 è stato oltrepassato e ora i prezzi hanno tutte le intenzioni di arrivare a quel 78.25 che potrebbe poi portare a qualcosa di più. Sino a che, infatti, non saranno rotti anche livelli di lungo periodo non potremo considerare questo movimento come una vera e propria ripresa di una tendenza. Il cambio EurJpy ha beneficiato molto della ripresa del UsdJpy andando ad allontanarsi dalla rottura del livello di inversione di lungo periodo posto a 100 figura. Il secondo livello di svolta, che ricordiamo essere a 102.50, non appare cosi’ piu’ un’utopia ma qualcosa di raggiungibile. Intorno a 100 figura possiamo trovare il livello di supporto di maggior interesse per anticipare un’eventuale inversione duratura del cambio: sino a che questo terra’, nelle prossime giornate, la tendenza continuera’ a dimostrarsi a rialzo. Anche la tendenza del cable rimane in salita con un supporto per le prossime ore che si trova a 1.5535. L’obiettivo di questo percorso si trova inizialmente a 1.5660. Il cambio UsdChf, sempre in territorio di minimo da un mese a questa parte, ha confermato ieri di subire ancora il livello di 0.93. Quello che sino alla rottura di lunedi’ era una forte livello di supporto, si sta dimostrando un’importante resistenza. Oltre ad una coincidenza di minimi e massimi e’ possibile osservare il transito della media mobile di breve su grafico con candele a quattro ore. Non cambia la situazione dell’EurChf, che si trova oramai da più di un mese confinato all’interno di un preciso canale ribassista che trova come target, per le prossime ore, proprio quel livello di 1.20 tanto caro alla Banca Centrale Svizzera. Il livello di svolta a rialzo si trova a passare poco al di sopra di 1.21 dato che, ancora una volta, sia la trendline ribassista sia la media mobile a 100 periodi su grafico con candele a quattro ore transitano in quel punto esatto. Il percorso di salita del dollaro australiano, seppur abbia trovato qualche difficoltà da due giorni a questa parte, non possiamo dire sia stato interrotto. Sia la trendline di breve sia quella più di lungo periodo, infatti, suggeriscono livelli di supporto dinamico che vanno da 1.0360 a 1.02. Nel mezzo aggiungeremmo un livello di supporto a 1.0440 che, seppur superato di qualche pip ieri, sembra continuare ad avere un peso fondamentale dato che da qui abbiamo assistito ad un veloce recupero.