Cambi: il Fomc sorprende sui tassi

Sorpresa dal FOMC, che ha comunicato l’intenzione da parte dell’istituto centrale americano di mantenere i tassi fermi nel corridoio che va tra lo 0 e lo 0.25% fino a fine 2014. Oltre a questo, è stato affermato da Bernanke che non è da escludere un nuovo QE (il terzo) nel caso in cui i dati sull’occupazione non dovessero mostrare un significativo miglioramento ovvero nel casi in cui l’inflazione dovesse scendere sotto i target di controllo della Federal Reserve. Questo ci fa capire come l’outlook della banca centrale sull’economia americana sia ancora preoccupante ed essa potrebbe arrancare ancora per i prossimi due anni. La modifica del timeframe di riferimento per eventuali mosse future sui tassi di rifinanziamento del sistema interbancario era individuato da parte di molti analisti come potenziale market mover e così è stato. Di fronte ad un accorciamento del periodo di riferimento, il dollaro avrebbe potuto beneficiare in considerazione del fatto che, in prospettiva, sarebbe costato di piu’ prendere a prestito dollari e che i differenziali di rendimento tra il biglietto verde e le altre valute si sarebbero ristretti. Di fronte a quello che e’ stato l’esatto opposto, ovvero il fatto di posticipare future mosse fino alla fine del 2014, il mercato ha reagito in maniera chiara: sono stati venduti dollari a man bassa e le attivita’ legate al rischio insieme con le materie prime hanno compiuto dei veri e propri balzi in avanti. Vendere dollari e’ conveniente e lo sara’ ancora per molto tempo e sul fronte dell’economia reale questo si traduce nella possibilita’ di prendere a prestito denaro da parte di privati e di societa’ a basso costo, il che, unitamente ad ulteriori stimoli monetari (sempre che dovessero rendersi necessari), potrebbe effettivamente dare sostegno all’economia (anche se fin’ora gli effetti delle mosse monetarie precedenti non hanno dato una spinta significativa alla crescita ma hanno, a nostro parere, evitato situazioni peggiori di quella attuale.
Se diamo uno sguardo ai livelli tecnici toccati ieri dalle materie prime e dalle borse vediamo come lo S&P500 sia avanzato fino a livelli che non si vedevano dal luglio scorso, raggiungendo quota 1,324.0 e facendo pensare che, di fronte a movimenti concertati come quelli visti ieri, si potrebbe anche giungere a 1,350.0 con un supporto che mantiene valida l’impostazione rialzista che passa per 1,306.0, movimento seguito anche da Dow Jones e Nasdaq che, rispettivamente, hanno raggiunto i massimi di luglio intorno a 12,750 punti (possibili estensioni fino a 12,900 in caso di tenuta di 12,580) ed hanno segnato nuovi massimi (livelli che non si vedevano dal lontano 2001). Per quanto riguarda il fronte delle materie prime abbiamo assistito ad un forte rimbalzo del petrolio, che dopo aver toccato i minimi precedenti in area 97.50 si e’ riportato prepotentemente sopra quota 100.00 ed ora trova i supporti a 99.50 e le resistenze, in grado di contenere il movimento verso 101.00 in area 100.30, mentre per quanto riguarda l’oro, dopo essersi appoggiato a 1,650.00 abbiamo visto una salita a razzo (descrizione poco elegante, ne siamo consapevoli, ma che rende esattamente l’idea) che ha fatto compiere ai prezzi piu’ di 60 dollari di strada. Il movimento ha rotto a rialzo la trendline ribassista che conteneva l’indebolimento dell’oro dai massimi di giugno ed ora non e’ escluso un ulteriore salto verso 1,750.00.
Passando ai cambi e’ piuttosto evidente quale importante aiuto abbia dato l’annuncio della FED a valute come l’euro, la sterlina, il dollaro australiano a discapito ovviamente del biglietto verde. A questo proposito uno sguardo al USdollar di FXCM chiarisce subito come vi sia stata una pesante vendita di dollari proprio a ridosso dell’incontro del FOMC (da 9.930 siamo giunti in breve a 9.825).
Passando al cambio eurodollaro, notiamo come abbia potuto beneficiare della debolezza del dollaro per andare a riprendere il proprio percorso rialzista, che altrimenti non sarebbe stato cosi’ facilmente ripreso dato che tutti i segnali sia di lungo che piu’ di breve indicavano un’inversione del trend positivo evidenziato dalla settimana scorsa. Il movimento osservato ha portato ad una rottura del massimo precedente di riferimento e al ritorno su prezzi visti, in precedenza, un mese fa esatto. Dalla rottura del massimo registrato dal cambio sino a questo istante, 1.3120, dipende l’eventuale continuazione del trend sino a quel target di 1.32 che sembrava essere stato messo in secondo piano. Il cambio UsdJpy, con la ripresa di volatilità vista nei due giorni passati, ha messo a segno un discreto movimento. La seconda notizia degna di nota e’ data dal test, perfetto, del cambio dell’altro livello visto come resistenza e passante per 78.25. Da quest’ultimo sembrano dipendere le sorti del cambio e l’eventuale ripresa piu’ duratura di una manciata di giorni. Il livello di rottura passato, 77.30, potrebbe risultare come interessante livello di supporto al calo che è seguito da ieri sera dopo le 18. Il percorso rialzista del cambio EurJpy continua con piu’ costanza rispetto all’eurodollaro. Siamo ancora portati a pensare che il superamento di 102.50, dal quale ci separa solamente mezza figura ai prezzi attuali, sia davvero da considerare come la svolta necessaria per avere una ripresa strutturale del cambio. Il supporto a questa idea si trova a 100.40, dove transita la media mobile di lunghissimo su grafico H4 (200 periodi) e dove possiamo notare il transito della linea di tendenza positiva che ha avuto origine lunedi’ della settimana passata. Anche il cable, continua con buona costanza la propria risalita e si trova in questo istante alla prova del massimo di riferimento precedente visto i primi giorni di gennaio, 1.5670. In area 1.5520 notiamo passare la trendline rialzista di questo movimento nonche’ vediamo una coincidenza di massimi di riferimento precedenti. Su questo livello, quindi, possiamo spostare l’attenzione per ricercare un supporto a questo movimento incominciato due settimane fa. Il cambio EurChf si trova ancora nella medesima condizione tecnica dei giorni passati. Cio’ che pero’ contraddistingue la giornata odierna e’ la maggiore vicinanza dei prezzi alla parte alta del canale ribassista da cui potrebbe arrivare una rottura con conferma dell’inversione del trend. Il livello che ci aspettiamo possa cambiare l’andamento negativo dei prezzi e’ posizionato a 1.2110. Concludiamo con il dollaro australiano che ha mostrato un deciso balzo in salita da ieri sera dopo che per l’ennesima volta i prezzi si trovavano a fare i conti con il supporto, piu’ che mai valido, di 1.0440. La spinta ottenuta non solo ha fatto compiere al grafico un balzo di 200 punti in poco tempo ma ha permesso la rottura del massimo precedente aprendo definitivamente le porte ad un ritorno a 1.0750 che ricordiamo essere il massimo del cambio sino da inizio agosto (per la verita’ toccato due volte con estrema precisione).

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