L’Italia è tornata. "Dopo un’assenza durata un paio di decenni, l’Italia è tornata ad essere protagonista sulla scena europea e il destino di ‘Mister Monti’ potrebbe coincidere con quello dell’Europa intera", scrive oggi Philip Stephens nel suo commento sul Financial Times.
Questo ritorno sul palco ha un forte sostenitore: gli Stati Uniti. Dal recente annuncio della Casa Bianca dell’imminente visita di Mario Monti a Washington trapela un inusitato entusiasmo verso il nuovo capo del governo italiano, tanto da poter essere letto come segue: "Obama sostiene Monti su tutta la linea, incluso quando mette pressione su Merkel".
"L’era di Silvio Berlusconi ha messo fine all’influenza italiana" sulla politica europea, dato che il Cavaliere era "schivato dai suoi colleghi europei, e considerato, a seconda dei casi, come una fonte di irritazione o imbarazzo". Al contrario, il suo successore "è diverso, su ogni livello".
Mario Monti "ha un paio di carte da giocare", si legge sul Ft: la prima riguarda la debolezza dell’elite politica italiana, talmente malridotta da lasciargli, quasi certamente, almeno un anno di tempo per portare a termine le sue riforme. La seconda carta nelle sue mani "è che lui si può permettere di parlare chiaro alla Germania", dall’alto dell’indiscutibile professionalità dimostrata quando era commissario europeo. E Obama lo sostiene quando Monti dice a Merkel che "un’austerity senza limiti potrebbe trasformare il fiscal pact in un patto suicida".
Ma il vero test che Monti deve superare è quello di liberalizzare l’economia. E lo stesso vale per l’Europa che si trova di fronte a una sfida: adattarsi ad un mondo in cui non è più lei a dettare le regole degli scambi e della produzione. "Per questa ragione, ciò che Monti sta facendo in Italia, è davvero fondamentale" per tutta l’Europa.