"Non servono e non se ne servono neanche i potenziali interessati (lo documentiamo, ancora una volta, qui a fianco). Eppure gli amministratori locali che per convinzione personale, puntiglio ideologico, irresistibile propensione al ‘politicamente corretto’ continuano a proporli e a istituirli non se ne danno per intesi: bisogna far balenare in città sempre più grandi l`annuncio di ‘registri delle unioni di fatto’ e l`equiparazione delle più diverse convivenze alla famiglia fondata sul matrimonio. Bisogna invocare l`art. 3 della Costituzione e ‘cancellarne’ l`art. 29 (quello che illumina in modo determinante la questione familiare)". Lo scrive il quotidiano dei vescovi Avvenire in un corsivo dedicato alla decisione di istituire un registro decisa dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
"Bisogna annunciare piene concessioni di ‘diritti’ a coloro che liberamente ritengono di non assumersi doveri – con lo strumento di legge civilmente previsto: il matrimonio – verso i loro compagni di vita, i figli e la comunità di appartenenza. Oppure bisogna far finta che il problema non sia, come è, solo quello della disciplina della convivenza tra persone dello stesso sesso, che non è naturalmente matrimoniale, e che può essere regolata con altri strumenti del diritto civile. Si cercano ripetutamente forzature. Ieri, l`ultima. A Napoli. Con entusiasmi retorici del sindaco de Magistris e senza grosse sorprese politiche tranne una: colpisce che l`Udc, in quella città simbolo del nostro Sud, invece di parlare e votare chiaro si sia infine nascosta nell`astensione".