Scrive il Corsera: "Gianni Morandi sta presentando la settima canzone. Sono le 22.15. Cominciano i bombardamenti. Tre minuti che al Festival di Sanremo non si erano mai visti. Aerei che lanciano bombe, urla disperate, fuggi fuggi generale. E’ un misto di filmati e di scene che prendono vita sul palco. Immagini di guerra, il teatro Ariston che brucia, bombe sganciate in mare, ballerini feriti che si trascinano e si accasciano sul palco. E’ la guerra bellezza. Pare dirlo chiaro Adriano Celentano quando appare tra cumuli di feriti. Torna la pace, lui, impermeabile blu, si fa largo, alza il bicchiere d’acqua e saluta la platea, anzi la galleria. Loro ricambiano con un’ovazione. Ecco dunque il tanto atteso show di Celentano: uno show nello show di quasi un’ora. Canzoni, monologhi, invettive. Contro la stampa cattolica, l’economia, Merkel e Sarkozy, il critico del Corriere Aldo Grasso.
Attacca i preti: ‘Nei loro argomenti o nei dibattiti in tv non parlano mai della cosa più importante, del Paradiso, come se l’uomo fosse nato solo per morire. Invece devono farlo se no la gente pensa che la vita sia questa: ma che cazzo di vita è questa qua? La guerra, lo spread, l’economia’. Durissimo il suo attacco contro ‘giornali inutili come Avvenire e Famiglia cristiana che andrebbero chiusi definitivamente: si occupano di politica. E criticano don Gallo che ha dedicato la sua vita per aiutare gli ultimi’.
Celentano ricorda gli ‘ultimi’, quegli operai che protestano dall’8 dicembre sulla torre della Stazione Centrale di Milano perche’ hanno cancellato i vagoni letto, quelli che collegavano il nord con il sud. Poi si rivolge a Montezemolo, che si’ ha fatto bene a fare il treno veloce, ‘però ora bisogna bilanciare la velocità con qualcosa di lento. Montezemolo devi fare un treno lento che si chiami ‘Lumaca’ per far vedere le bellezze dell’Italia’. Entra Elisabetta Canalis (al posto di Ivana) nei panni di una ‘moderna’ samaritana, rilettura celentanesca della nota parabola evangelica. Poi lui canta ‘You’re my sunshine’, ma i sermoni non sono terminati. Questa volta si parla di politica. E la sua invettiva e’ contro la Consulta che ha bocciato i referendum per la nuova legge elettorale. Chiede al maitre-Papaleo di leggere sul vocabolario il significato di ‘sovrano’. Gli serve per ribadire che ‘la Costituzione italiana sancisce che la sovranita’ appartiene al popolo’. E si chiede: ‘Sappiamo che ú perche’ il popolo possa esprimere il suo potere – bastano 500 mila firme, ma i promotori del referendum, Di Pietro e gli altri, ne hanno raccolto un milione e 200 mila. La Consulta non ha esitato a metterle nel cestino’.
A questo punto comincia un siparietto con Pupo in platea nella parte del contestatore, di chi non ne puo’ piu’ delle pillole di saggezza di Adriano. Forse all’inizio qualcuno ci crede alla lite. Ma appare subito chiaro che trattasi di scenetta. Si parla ancora di referendum bocciati.
Poi parte la musica a rasserenare tutto, con Morandi, Papaleo, Pupo in versione Blues Brothers. Una battuta per il direttore generale della Rai, Lorenza Lei ‘Come si chiama?
Lei! Originale. E’ per prendere le distanze’. C’e’ spazio ancora per riflessioni del Molleggiato sulla vita e la morte, sulla fugacita’ dell’esistenza umana e su quanto sara’ bella la vita di la’, dove saremo tutti uguali e dove ‘cristiani e musulmani balleranno il tango della felicita’ in un abbraccio d’amore senza fine’. Attacca Merkel e Sarkozy che hanno imposto i tagli e hanno messo in ginocchio la Grecia.
Riflette: ‘Cinica e armata: e’ questa l’Europa che vogliamo?’. Chiude in musica Celentano cantando il brano del suo ultimo disco ‘Facciamo finta che sia vero (quello che vi dico)’. Magari il titolo non e’ stato scelto a caso. Sono le 23, e’ passata un’ora. Sanremo riprende’".