Chi crea (forse) un po’ di lavoro

"Il mercato è il luogo dove s’incontrano la domanda e l’offerta di merci e servizi. Tra le merci il lavoro è la più importante e la meno dominabile perchè, diversamente da un abbonamento telefonico, un iPad o un titolo finanziario, è viva, legata al cervello e al cuore delle persone. In questi giorni, il governo Monti e le rappresentanze sociali affrontano la riforma del mercato del lavoro. E’ un passaggio necessario per migliorare l’efficienza del sistema. Ma l’Italia soffre di una clamorosa amnesia. Dimentica la domanda di lavoro, scrive Massimo Mucchetti nell’editoriale del Corriere. Parliamo di riforma del mercato del lavoro, ma in realtà ce ne stiamo occupando soltanto dal lato della riorganizzazione dell’offerta. Come se bastasse cancellare l’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori (che riguarda le persone e non la loro prestazione, la merce lavoro) per avere imprenditori capaci di assumere su larga scala. O investitori esteri pronti a costruire nuove aziende e centri di ricerca nel Bel Paese (e non solo a comprarsi quel che c’è), quando perfino un candidato alla presidenza della Confindustria come Giorgio Squinzi riconosce che non e’ l’articolo 18 la causa di un tale disinteresse. Il fatto e’ che la caduta della domanda di lavoro riguarda tutto l’Occidente. Sfuggire a questo nodo indebolisce le ragioni e gli effetti della riforma dell’offerta di lavoro. La finanza e la tecnologia marciano con un altro passo. Il collocamento di Facebook a Wall Street avviene sulla base di una valutazione del piu’ famoso social network del mondo tra i 75 e i 100 miliardi di dollari. Il punto interessante e’ che Facebook, con 3,7 miliardi di fatturato e uno di utile, da’ lavoro a 3.200 persone. The Economist ricorda che il prezzo di Facebook e’ superiore a quello della Boeing. Ma lo e’ anche il valore? Boeing capitalizza soltanto 56 miliardi di dollari, ma dichiara un utile netto di 4 miliardi, ne investe uno in nuovi impianti e ne spende 4 in ricerca e sviluppo. E soprattutto da’ lavoro a 160 mila persone, delle quali 35 mila laureate. Mark Zuckerberg e’ un genio che ha costruito un gioiello in 8 anni. La Boeing festeggera’ il secolo dal primo volo nel 2015. La finanza fa le sue scommesse. Ma la Borsa non esaurisce un Paese. E allora chi genera piu’ ricchezza e piu’ conoscenza tra questi due campioni della modernita’, l’uno con qualche centinaio di ragazzi neomilionari grazie alle stock option e l’altro, pure non privo di simili premi, con il 36% dei dipendenti, non tutti matusalemme, iscritti al sindacato? Il fenomeno, ha osservato Massimo Sideri, non e’ limitato a Facebook. Google ha 30 mila persone e vale 160 miliardi di dollari: quanto Telecom Italia e Telefonica messe assieme, con i loro 280 mila addetti.
Apple occupa 43 mila persone negli States e da’ lavoro ad altre 700 mila oltre frontiera. Ma anche le multinazionali tascabili italiane, tornate a esportare bene nel 2011, hanno spostato altre fasi del processo produttivo all’estero. E ora covano ú loro e i grandi gruppi ú sacche di disoccupazione strutturale. In una societa’ progredita, coesistono tutti i modelli di impresa. Nel ridisegnare l’offerta del lavoro, dovremo tenere presente come cambia la domanda di questa merce speciale nel mondo e nell’Italia a due velocita’: con la pubblica amministrazione pletorica, un commercio spesso furbesco e il sistema industriale che ha ristrutturato".