"Susanna Camusso – scrive REPUBBLICA – dice ancora no alle modifiche dell’articolo 18 considerato ‘una norma di civilta’. Un no associato a quello sulla fine della cassa integrazione straordinaria avanzata dal ministro Elsa Fornero. Un altolà forte che arriva a poche ore dal confronto fra parti sociali e governo che parte oggi al ministero del Lavoro. Uno stop che potrebbe essere il segnale di un possibile strappo della Cgil e di un abbandono della trattativa. Anche perche’ la Camusso non crede si possa concludere, come dice il governo, per fine marzo. Perche’, e’ vero, – spiega – ‘che siamo partiti con il piede giusto. Anche se mi sembra che sia esagerato dire che la soluzione e’ vicina’. Una posizione che sabato ha accomunato il segretario della Cgil e il leader del Pd Pierluigi Bersani. Ma a dividere il partito ci ha pensato Valter Veltroni con la sua intervista a ‘Repubblica’ e la sua apertura alle modifiche dell’articolo 18. Aperture, molto lodate dal centrodestra, che creano una frattura profonda fra l’ala ‘riformista’ e quella laburista del Pd.
L’attacco piu’ forte all’ex segretario arriva infatti da Stefano Fassina. Veltroni, spiega su Facebook il responsabile economico del Pd, avrebbe dovuto seguire ‘la prima regola per un dirigente nazionale: affermare la posizione del partito di cui e’ parte’. Ricorda Fassina a Veltroni: ‘La posizione del Pd sul mercato del lavoro e sull’articolo 18 e’ diversa dalla tua, ovviamente legittima, ma minoritaria nel partito e piu’ vicina, invece, alla linea del ‘pensiero unico’ e alle proposte del centrodestra (e’ una constatazione, un fatto, non un’inaccettabile accusa di intelligenza con il nemico)’. Fassina, inoltre critica il giudizio positivo sull’operato del governo Monti e sul suo tasso di ‘riformismo’. Se fosse cosi’, spiega il dirigente del Pd, ‘alle prossime elezioni il Pd dovrebbe presentarsi insieme al Pdl, oltre che al Terzo Polo: una sorta di partito unico del pensiero unico. La fine della politica, non solo della democrazia dell’alternanza’. Con Fassina si schiera anche l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. ‘Insistere sull’articolo 18 – dice – non vuol dire sostenere una posizione riformista, ma al contrario accettare di portare in Europa, dopo quello delle pensioni, anche lo scalpo del mercato del lavoro’. Boccia l’ex sindaco di Roma anche Antonio Di Pietro. Per il leader dell’Idv, ‘la cancellazione dell’articolo 18 sarebbe una grande ingiustizia e una lesione a un diritto sacrosanto’. E il segretario del Prc Ferrero attacca: ‘Qui c’e’ un asse bipartisan contro i lavoratori’.
Un attacco che non e’ piaciuto ai veltroniani. ‘L’intolleranza per la differenza di posizioni e’ lontana dalle culture politiche che animano il Pd’, attacca Walter Verini. ‘Il radicalismo che guida Fassina – aggiunge il deputato Dario Ginefra – non sfoci in una sorta di massimalismo distante anni luce dal dna del Pd’. Negativo anche il commento di Marina Sereni, vicepresidente del Pd che invita a discutere ‘senza provocare divisioni ne’ scomuniche. Accanto a Veltroni si schiera anche Pier Ferdinando Casini: ‘Speriamo che alcuni sinistri non vogliano mandare Veltroni al rogo per le sue idee’. Il dibattito si accende quindi nel Pd. Ma da oggi riparte il confronto. Il governo faccia comunque da solo, invita l’ex ministro Maurizio Sacconi. Ma il leader della Cisl Raffaele Bonanni replica: ‘Noi siamo disposti a incontrare a mezza strada il governo ma il governo deve incontrare a mezza strada noi’. E poi ‘parlare di rimuovere i sostegni vuol dire gettare un cerino su un bidone di benzina’. Luigi Angeletti, leader della Uil, dice: ‘Non sono fra i più ottimisti perchè penso che il governo ha idee che non puo’ portare avanti perche’ non ha sufficienti risorse’".