Riprende in serata la trattativa tra governo e parti sociali sulla riforma del lavoro. La novità di questo round negoziale è la divisione tra piccole imprese e quelle rappresentate da Confindustria: hanno annunciato che presenteranno documenti separati. Si torna al tavolo della trattativa in un clima di tensione. Le recenti dichiarazioni del premier Mario Monti e di Elsa Fornero, ministro del Welfare, sull’intenzione di approvare la riforma entro marzo a prescindere da un accordo con tutte le parti sociali non sono piaciute nè ai sindacati, nè alla maggioranza del Pd. Il premier ha però avuto l’incoraggiamento di Silvio Berlusconi, che ha incontrato per oltre tre ore, a non tener conto di veti preventivi. Il ministro ha precisato polemicamente nei confronti delle perplessità di Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, rispetto a una riforma che non fosse condivisa: ‘Se il consenso dei partiti arriverà su una riforma del lavoro che il governo considera non buona, allora l’esecutivo si assumerà la responsabilità di andare avanti con la propria riforma e il Parlamento si assumerà la responsabilita’ di appoggiarla o meno’.
La dichiarazione e’ arrivata ieri nel corso della presentazione del libro ‘Giovani senza futuro? Proposte per una nuova politica’ di Carlo dell’Aringa e Tiziano Treu.
Fornero ha poi fatto un riferimento diretto a Bersani: ‘Non ho sentito un altola’ secco. Credo che si possa discutere con onesta’ intellettuale con tutti i partiti politici ma non ci sono aut aut e credo che anche il Pd appoggera’ una buona riforma’. Il ministro del Welfare ha pure ribadito che l’articolo 18 ‘sara’ posto nel confronto con i sindacati’, dichiarandosi tuttavia ottimista sul negoziato: ‘Credo di poter dire che ai tavoli con le parti sociali si sta lavorando bene, non vuol dire avere in tasca un accordo ma e’ una discussione proficua. Monti ha espresso ferma determinazione ad andare avanti anche senza accordi, ma mi sento di poter esprimere una moderata fiducia sull’esito del confronto’.
La replica di Bersani e’ preoccupata: ‘Sosterremo una buona riforma, i cui requisiti essenziali sono innovazione e coesione sociale’. Il segretario del Pd teme che gli ultimatum del governo possano favorire tensioni sociali, intanto si dichiara non contrario alla partecipazione di esponenti del partito alla manifestazione della Fiom del 9 marzo che ha l’obiettivo di difendere l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e di riavviare il confronto sindacale nelle aziende della Fiat. L’orientamento di Bersani è criticato dalla minoranza del Pd guidata da Walter Veltroni. Il problema lo aveva posto Stefano Fassina, responsabile del Dipartimento economico del Pd, che aveva chiesto l’autorizzazione alla segreteria del suo partito per manifestare nel corteo dei metalmeccanici della Cgil scrivendo su Facebook: ‘Lo sciopero generale della Fiom del 9 marzo, contrariamente a quanto affermato da tanti poco informati, non ha come obiettivo il governo Monti ma la ripresa delle trattative negli stabilimenti della Fiat’. Il tono da ultimatum delle dichiarazioni di Monti e Fornero non piace neppure a Raffaele Bonanni, segretario della Cisl: ‘Il tavolo sul lavoro non sia da seduta spiritica, ma rimanga stabile. Chi negozia non dice o prendere o lasciare’. Sull’articolo 18 c’e’ da segnalare la dichiarazione di Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria, che intervenendo nella trasmissione ‘Otto e mezzo’ su La7 ha preso le distanza da Emma Marcegaglia che aveva sostenuto che a volte quell’ articolo dello Statuto dei lavoratori serve a proteggere i fannulloni: ‘L’espressione e’ stata un po’ esagerata nei toni’. Piena sintonia intanto nel pranzo di lavoro tra Monti e Silvio Berlusconi, a cui erano presenti Angelino Alfano e Gianni Letta. L’incontro e’ servito a discutere di riforme e della crisi economica internazionale. Scrive il segretario del Pd Alfano su Twitter: ‘E’ stato un incontro costruttivo sui principali temi dell’agenda parlamentare e internazionale’, a iniziare dalle riforme del fisco e del mercato del lavoro. Berlusconi avrebbe incoraggiato Monti a delineare una incisiva riforma del welfare che preveda pure modifiche dell’articolo 18, sottolineando che l’ intenzione del Pdl è quella di sostenere il governo fino alla fine della legislatura nella primavera del 2013. Tra il presidente del Consiglio e l’ex premier ci sarebbe stato accordo sull’idea che sulla riforma non possono esserci veti preventivi da parte di Cgil e Pd. Ma nell’incontro si sarebbero verificate pure alcune divergenze, come sul problema delle frequenze televisive che il governo vorrebbe mettere all’asta. Una scelta, quest’ultima, non gradita a Berlusconi.