Casini: Dopo il 2013 servirà ancora Monti

"’Il presidente del Consiglio Monti nel 2013 riconsegnerà ai partiti e alla politica le chiavi del governo del Paese. Che poi i partiti quelle chiavi gliele riconsegnino, al termine della campagna elettorale, non è da escludere: ma questo sarà conseguenza di un ragionamento più complesso, che io sto portando avanti’. Il premier saluta con un arrivederci al prossimo anno i colleghi della Bocconi – è avvenuto sabato – ma Pier Ferdinando Casini – in una intervista a Repubblica – si dice convinto che questa fase politica – il governo dei tecnici, la grossa coalizione che lo sostiene – ‘non possa essere liquidata come una parentesi di fine legislatura’. Guarda oltre, il leader del Terzo polo, e punta alla costruzione di un ‘grande partito popolare, capace di pacificare gli italiani’. Nega però di aver già lanciato l’opa sul Pdl. presidente Casini, se il governo Monti non è una parentesi, cos’è? ‘Stiamo vivendo una fase costituente. Ma non credo proprio che l’operazione che ha portato al governo tecnico possa essere liquidata e superata facilmente. Ritengo che la situazione del Paese, anche alla luce del contesto internazionale, rendera’ palese la necessita’ che si pensi a un proseguimento di questa esperienza. L’alternanza e’ un principio acquisito dalla nostra democrazia. Ma difficilmente da qui a un anno le condizioni muteranno. Ciascuno faccia la sua campagna elettorale. Ma sara’ inevitabile, subito dopo, prendere atto della realta’.

Insomma, lei non scommetterebbe sul ritorno del presidente Monti all’universita’. ‘Non rimarra’ certo disoccupato. Su una cosa ho pochi dubbi: la linearita’ del suo comportamento. Se qualcuno ritiene che l’esito di questo anno sia un’avventura elettorale del professor Monti, sbaglia di grosso. Vorrebbe dire sminuire l’alto valore civile e sociale della sua missione’. Anche Berlusconi sembra essersi ricreduto sui tecnici. ‘Non e’ uno sprovveduto. Ha capito che se il Pdl avesse continuato a sostenere il governo in aula e a criticarlo fuori, non avrebbe raccolto ne’ i vantaggi dei risultati conseguiti dall’esecutivo, ne’ il consenso degli insoddisfatti. La linea iniziale era frutto di uno sbandamento’. Lei sostiene che anche il Terzo polo a questo punto e’ superato. I berlusconiani temono che stia lanciando l’opa sul Pdl. ‘Ma quale opa! Noi percorriamo la nostra strada, verso la costruzione di una grande forza nazionale, popolare, capace di pacificare gli italiani e parlare il linguaggio della responsabilita’. Un partito plurale, aperto. Se incontreremo altri, bene. Diversamente, continueremo a fare da soli’. Un partito unico dei moderati sembra non piaccia affatto ai finiani. ‘Il Terzo polo e’ stato determinante nella caduta del governo Berlusconi e nel determinare la svolta che stiamo vivendo. Dopo di che, se qualcuno pensa che si debba rimanere prigionieri di un antiberlusconismo di maniera, che oggi non e’ piu’ all’ordine del giorno nemmeno a sinistra, allora non ha capito nulla’.

E’ a rischio il patto con Fini? ‘Assolutamente no. Col presidente della Camera e con Rutelli c’e’ piena sintonia politica e umana’. Quando si parla dello scenario 2013 e del futuro dell’esperienza Monti, non scorge un certo nervosismo nel Pd e segnatamente nel segretario Bersani? ‘Bersani tutto mi sembra fuor che nervoso. Direi che nel Pd nervosi sono altri. Al Partito democratico va dato atto di aver avuto coraggio e senso dello Stato, il suo segretario sapeva che avrebbe vinto le elezioni ma ha privilegiato le esigenze del Paese. Ecco perche’ chi utilizza in questi giorni l’articolo 18 per cercare di acuire le loro difficolta’ interne, non ha compreso la fase che stiamo vivendo’. Lo scontro sull’articolo 18 pero’ e’ frontale e a tutto campo. ‘La trattativa non e’ sul licenziamento facile, ma sulla riforma del lavoro e sulla necessita’ di innovare. E su questo c’e’ ampia convergenza e la possibilità di giungere a un risultato condiviso per il 90 per cento. Per il restante dieci, il governo si assumerà l’onere di decidere’. Forse di quell’onere dovrà farsi carico anche sulle liberalizzazioni, dato che il governo appare paralizzato dalle lobby. ‘Le lobby assediano il governo e i partiti. Ma anche qui, Monti sa che, come in altre circostanze, se ricorrera’ al voto di fiducia, non verra’ meno il sostegno della sua maggioranza’. Le trattative sulla riforma costituzionale e su quella elettorale procedono parallele. Con quali chance? ‘Sono fiducioso. Anche se e’ una partita che non finira’ in pareggio. Se non dimostreremo di saper riformare la politica siamo condannati alla chiusura per fallimento. Ciascuno si assumera’ le proprie responsabilita’. Qualcuno definisce anche la sentenza Mills figlia del nuovo clima. Lei? ‘No. Era un processo per reati chiaramente prescritti. E il tribunale lo ha riconosciuto. Ma ora che e’ archiviata la logica della vendetta contro la magistratura, coltivata da alcuni, bisogna lavorare alla riforma della giustizia. Lo dobbiamo agli italiani’".