"Bisogna mettere ordine, ma, come ha riconosciuto un ministro, ovviamente ‘l`importante è che non si penalizzi il vero no profit nel rendere operativa una norma su cui l`accordo è così ampio’. Sarebbe, infatti, del tutto contraddittorio colpire le istituzioni della sussidiarietà, soprattutto in tempi come questi". Così l’agenzia dei vescovi ‘Sir’ (Servizio informazione religiosa) in una nota sulle esenzioni Ici.
"Come ha spiegato al ‘Sir’ il professor Giuseppe Dalla Torre – scrive l’agenzia della Cei in una nota pubblicata stamane – il principio è quello, già presente nel nostro ordinamento, che distingue tra enti e attività profit e no profit. Non è detto che questi ultimi non chiedano un compenso, ma diversa è la finalità a cui questo è diretto. Quando si erogano servizi, ovviamente il denaro circola, ma distinguere è possibile e facile. Mettere ordine in questo settore, di fronte ad abusi sempre in agguato, è un interesse collettivo, così come lo è salvaguardare il principio e valorizzare l`impegno per la collettività".
"La questione insomma non è ‘far pagare l`Ici alla Chiesa’, che peraltro già la paga secondo le norme correnti. Si tratta piuttosto di chiarire le norme in ordine alla concorrenza. Proprio con l`occhio rivolto a Bruxelles, che, piaccia o no, è ormai un riferimento obbligato di molte delle scelte di politiche pubbliche. D`altra parte, neppure quelle (esigue) forze che pure ripetono vecchi slogan si guardano bene dal sostenere la necessità o l`opportunità di tassare le istituzioni educative e caritative. Che invece – conclude il ‘Sir’ – è interesse di tutti sostenere e promuovere, per il bene comune".