Risolti ieri i problemi ancora aperti del decreto legge sulle liberalizzazioni (taxi, farmacie, tesoreria unica nazionale), da oggi il dibattito passa all’Aula di Palazzo Madama dove il governo potrebbe chiedere il voto di fiducia. L’attenzione si sposta di conseguenza sulla ripresa della trattativa sulla riforma del lavoro che prevede domani un nuovo incontro tra governo e parti sociali con al centro il tema della flessibilità. Elsa Fornero, ministro del Welfare, è tornata nei giorni scorsi a fare il punto sugli obiettivi del negoziato. Da New York, dove partecipava a un convegno dell’Onu contro le mutilazioni genitali femminili, ha confermato che l’esecutivo ha intenzione di approvare la riforma entro il mese di marzo come ricordato in più occasioni dallo stesso premier Mario Monti.
Secondo la responsabile del Welfare, il primo obiettivo del governo è quello di aprire il mercato del lavoro ai giovani che non sono tutelati da nessuno, neppure dai sindacati. La flessibilità in entrata e in uscita dal mercato – secondo il ministro – dovrebbe servire a creare nuova occupazione. A questo obiettivo dovrebbero contribuire una serie di misure allo studio dell’esecutivo per favorire pure l’occupazione femminile, a iniziare dal contrasto alla consuetudine delle aziende di far firmare dimissioni in bianco che poi entrano in vigore quando una dipendente e’ in attesa di un bambino.
I sindacati confermano intanto che si siederanno domani al tavolo della trattativa con l’intenzione di raggiungere una intesa sulla riforma del mercato del lavoro con il governo e gli imprenditori. Lo ha ribadito Susanna Camusso, segretaria della Cgil, dai microfoni di SkyTg24: ‘Siamo intenzionati a fare un accordo sulla precarieta’ e per l’allargamento delle tutele’. Ma su articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e riforma degli ammortizzatori sociali le posizioni restano distanti.
Sull’articolo 18 i sindacati sono disponibili solo a una riforma che garantisca tempi certi per il reintegro o il definitivo allontanamento di un lavoratore licenziato per giusta causa. Sugli ammortizzatori, Cgil, Cisl e Uil escludono che si possa abolire la cassa integrazione straordinaria a favore di un generalizzato sussidio di disoccupazione. Annota Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, alla vigilia del nuovo round negoziale di domani: ‘Per quel che mi riguarda, non lascerò il governo decidere da solo perche’ non mi muovero’ dalla sedia. Faro’ diventare difficile la possibilità di decidere senza di noi’. A prendere posizione sulla ripresa della trattativa con sindacati e Confindustria e’ anche Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico. Intervistato da SkyTg24, ha precisato che l’accordo con le parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro resta l’obiettivo di tutto il governo che ha posto tra le sue priorita’ il ritorno alla crescita e a una maggiore occupazione: ‘Noi vogliamo modificare in meglio tante fasi del lavoro e bisogna fare di tutto per trovare un accordo con le parti sociali’. Passera ha confermato che ‘il governo alla fine ha la responsabilita’ di fare sintesi e di superare le impasse ma l’accordo e’ l’obiettivo di tutto il governo’. Solo in caso di un grave dissenso con i sindacati o con i rappresentanti delle imprese l’esecutivo potrebbe essere costretto ad annunciare la riforma del lavoro senza l’intesa con le parti sociali. Il ministro dello Sviluppo economico ha sottolineato inoltre che c’e’ una perfetta sintonia tra lui e la sua collega Fornero sulla conduzione del negoziato. A favore dell’intesa tra governo e parti sociali si schiera Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, che qualche giorno fa ha incontrato Monti per esprimergli l’opinione che occorre perseguire con tenacia un accordo: ‘Noi pensiamo che l’accordo ci vuole per i lavoratori e per la ripresa del paese.Problemi ce ne sono ancora, ma sul piano del merito dei contenuti io non sono pessimista se c’è la volonta”. Aggiunge Bersani: ‘Il tema degli ammortizzatori sociali è molto delicato perchè si vuole allargare la platea a un sistema più moderno. Noi non accetteremo certo che ci sia una riduzione in questo momento delle tutele’. Il leader del Pd segnala infine un’altra questione: ‘C’è un problema salariale e redistributivo: Valletta guadagnava alla Fiat 40 volte in più rispetto ai suoi operai, oggi Marchionne guadagna 400 volte di più’.